lunedì 30 dicembre 2013

Stranezza di proporzioni: Capitolo 3









Eccoci arrivati al capitolo più corposo uscito fin'ora. Cosa scopriremo stavolta del nostro (nec)romantico Simon? Non voglio allungare troppo le premesse, se non per ricordare come sempre il lavoro dell'editor Sara che stavolta è riuscita nella quasi impossibile impresa di correggere l'intero capitolo in qualche ora.

Qui sotto i capitoli precedenti:

Prologo: http://nopipeblog.blogspot.it/2013/12/stranezze-di-proporzioni.html

Capitolo 1: http://nopipeblog.blogspot.it/2013/12/stranezza-di-proporzioni-capitolo-1.html

Capitolo 2: http://nopipeblog.blogspot.it/2013/12/stranezza-di-proporzioni-capitolo-2.html


Godetevi il capitolo!



Interludio : Nero puro



"I merli non sono neri."

Me lo ha detto mentre la Michigan Avenue brontolava e tutto quello che potevo vedere era lo sfolgorio fulminante della sua barba nel buio.

Prima di quello, mi ha raccontato di come è stato tormentato da falene non morte create da feti abortiti e vomitate da megere che praticano magia rituale sulla South Side, da allora non è più potuto restare a casa sua.

E prima di quello, mi ha avvertito di stare attento ai gemelli, perchè tutti abbiamo dei gemelli, nell'utero, ha detto. Sono le nostre ombre malvagie che combattiamo e uccidiamo come prima prova nel presentarci alla vita, mentre i gemelli fuori dall'utero sono il risultato di bambini più deboli venuti a patti con i loro demoni. E' meglio non avere a che fare con i gemelli, ha detto.

"A meno che tu non abbia la loro placenta. Mastica la placenta di un corpo, e cadrà in tuo potere."

La sua voce suona come liquame e Blues. Potrebbe essere pazzo. Potrebbe avere qualcosa di affilato e metallico tra le mani.

Ma resto, perchè sono sul fondo dei sotterranei della Michigan Avenue. Non si può andare più in basso di così. Le notti stanno diventando fredde e qua sotto è un poco più caldo, forse qui posso sopravvivere al mio primo inverno.

Inoltre, la sua voce che sa di carne rancida affoga tutti i ricordi di come sono arrivato qui.

"Non esiste il nero puro in natura. E' un dato di fatto. I merli non sono neri, solo di uno scuro e organico viola che venne al mondo nel giaciglio del Prima, al principio di tutta questa vita di carne molliccia. Un falso nero."

Sputo l'ultimo rimasuglio del mio tabacco Copenhagen. E' troppo buio per vedere dove atterra. Non ho mai visto le tenebre complete. C'è soltanto la barba fantasma che dice:

"Ci sono cose che però ricordano il prima del Prima, cose dentro a tasche profonde e a garage morti. Le ho viste. Le puoi riconoscere perchè vestono di nero puro. Credi che sia tutto un farfugliamento da drogati? Hmmm? Non puoi fidarti del raziocinio, non in un mondo dove i merli non sono neri."

"Io ho visto il Cane Nero" dico.

"Non esiste nulla del gen---"

"Non un vero cane. Il Cane Nero. Un'allucinazione. Una volta guidavo un tir. Tutti dicevano sempre che, se guidavi abbastanza, lo avresti potuto vedere. Io l'ho fatto, guidando per ventitre ore di fila. Era nero, ma era più simile ad un orso. Si muoveva pesantemente sulla strada. Ho sfondato i freni. Quasi ribaltato il tir."

La barba sogghigna.

"Oh-ho-ho l'hai visto. Nero puro!"

"Non ho visto nulla. Ero strafatto di anfetamine e distrutto dalla privazione di sonno. Non ero in me."

"Nuh-uh. Vista deviata. Hai visto qualcosa perchè la tua vista era deviata."

"Che cosa stai---?"

"Io ero un mago!"

Un lampo metallico. Smetto di discutere.

"Oh, ho perso le mie ali. Rimangono solo delle brutte cicatrici ora. Ma quando le avevo, baby, quando le avevo, lassù, potevo ballare--- potevo cantare miele e gli uccellini e i bambini accorrevano a vedere, e io rovesciavo assi e regine nel gioco delle tre carte, fregandoli ogni volta. Il pubblico che mi fissava di continuo. In piedi. Sobrio. Una buona prospettiva. Fregati! Proviamo invece a cambiare---"

Sento il violento stridere del metallo sull'asfalto.

"Diciamo che io prendo uno di quei bambini, una piccola ragazzina, e le taglio i tendini delle ginocchia. E' per terra. Si sta contorcendo. Urla luride di rosso. Cattiva prospettiva. Ma vedi, mentre giace lì, sanguinando in quella posa così buffa, guarda in alto e vede il mio trucchetto con le mani, mi smaschera, perchè non sto tenendo conto di quel particolare punto di vista. Capisci? Ecco! La vista deviata vede il trucco perchè l'illusionista tiene conto solo del pubblico convenzionale!"

Ride ed io chiudo gli occhi pregando che il corso d'acqua lavi via il suono rancido--- lavi via i miei ricordi--- dannazione però, riesco a sentire una cadenza nel crepitio dell'acqua.



Capitolo 3



"Simon, che diavolo stai facendo?" chiede la Dottoressa Fulani, con il suo accento mellifluo fattosi acido.

Simon si blocca con gli occhi spalancati alla Charlie Chaplin, in una posa da Buster Keaton, mentre stringe un orsacchiotto di peluche incrostato di sangue, nella sua presa guantata di lattice. Qualsiasi spiegazione sembra elusiva. La sua mente balbetta e si lancia nel buio, tornando indietro agli eventi che lo hanno portato a quell’istante...



* * * * *

Il weekend.

Simon odia il weekend.

Mani passive e mente passiva--- può avvertire i frammenti di vetro nel suo cervello. Lontano dal suo lavoro, dalla sua dipendenza dall'Acqua Morta, e, in questo particolare sabato, lontano da Jane e dai suoi occhi dorati.

Perchè non lo lasciano semplicemente lavorare ogni giorno?

I trucchi con le monete non riescono a tagliarlo fuori. Lanciare le carte non riesce a trattenerlo. Trema nel nervosismo dell'Acqua Morta. Non riesce più a percepire l'amore che Jane gli ha donato, più potente di tutto quello degli altri suoi pazienti. Non riesce più a sentire il plasma spettrale che ribolle nella sua pancia o che gli scorre nelle vene; è stato spento. Ne avrebbe bisogno--- avrebbe bisogno di un albero fantasma che cresce nella sua testa come un'antenna per l'Ade.

Simon prende le monete, le carte, il suo cappotto scuro e la bombetta nera, e si avvia fuori per fare quello che fa quasi tutti i sabati: intrufolarsi al lavoro.



* * * * *

Osservate la quotidianità, attraverso gli occhi di Simon, e vedrete un serraglio di bizzarre abitudini. Lui adesso ne è estremamente consapevole. Le osserva, affascinato, come se fosse un esploratore intento a filmare il rituale di accoppiamento di qualche esotica specie di volatili.

Ecco che possiamo vedere il maschio che si produce nella chiamata per l'accoppiamento. Notate gli schemi che si ripetono, il ritmo cadenzato del rituale di corteggiamento mentre continua ad aprire e chiudere il suo cellulare, aperto e chiuso, ancora e ancora, dicendo "Dai riaggancia... No, riaggancia tu... No, riaggancia tu... Ti amo di più io... Ti amo di più... Amo di più... Dai riaggancia..."



Simon entra in un negozio di fiori, e compra un singolo giglio da una grigia e rotonda signora dal sorriso gentile. Avendo di nuovo il fiore nelle sue mani piega attentamente il gambo, proprio in quel modo, cercando di ricordare.

"Sei un romantico, non è così, figliolo?" chiede. La targhetta col nome recita Dorothy.

Le sopracciglia di Simon diventano punti di domanda.

"Lo riesco a capire," dice Dorothy. "Non hai comprato due dozzine di rose o un bouquet costoso. Hai comprato un singolo fiore, ma sei stato davvero attento mentre lo sceglievi. E' sentimento quello, figliolo. Quel giglio ha un qualche tipo di significato per te e la tua dolce metà, non è così?"

Un angolo della bocca di Simon si arriccia. "Si."

"Vedi," dice Dorothy ridacchiando, "Vedi, posso capirlo già di mio. A dire la verità, la maggior parte dei miei affari non proviene dalle vere storie d'amore. Il tizio che compra dozzine dei fiori più costosi è di solito quello che si scopa la segretaria o le studentesse del corso di teatro. Riesco a dire però, solo guardandoti, che sei un romantico. Vero amore--- eccentrico, impacciato, strano. Quello è il tipo di amore che dura per sempre, figliolo. Come me e il mio Sal."

Fa cenno ad una cornicetta sul bancone. Contiene una Dorothy più giovane e quello che Simon a primo acchito pensa essere un bambino, nella fotografia sbiadita. Dopo un'indagine ravvicinata, è un piccolo uomo, un nano.

"E' davvero piccolo," dice Simon, sebbene noti la muscolatura ben sviluppata sulla minuscola figura di Sal.

"Le cose belle arrivano sempre in piccole confezioni, figliolo. E il mio Sal, le cose che poteva fare con quel suo piccolo e agile corpo... Oh, non ti voglio annoiare con tutti i dettagli morbosi."

Dorothy sospira.

"C'è qualcosa che non va?" Chiede Simon.

Il sorriso di lei è agrodolce.

"Sei così giovane, figliolo. Probabilmente non hai molta esperienza con la morte."

Simon annuisce semplicemente, troppo educato per interromperla.

"Come dicevo, quel tipo di storia d'amore dura per sempre. Amerò per sempre il mio Sal. Eppure... arriva un tempo in cui tutti andiamo oltre, la tua dolce metà va oltre, e li devi lasciar andare."

Simon si aggiusta gli occhiali e chiede, molto onestamente, "Perché?"



* * * * *

Ci sono mostri che camminano in mezzo ai mostri.

Andate indietro nel tempo. Visitate i vostri sogni. Entrate in un nebbioso incubo autunnale. Attraversate una porta per la dimensione del crepuscolo e andate a vedere il più bizzarro circo del cosmo, intrufolandovi durante gli intervalli. Osservate gli artisti durante la loro pausa sigaretta. Li vedete? Li vedete mentre socializzano e mormorano? C'è la Sirenetta, che si dibatte sul terreno, ridacchiando, ebbra di troppo Moonshine, mentre agita la sua coda da pesce lucidata dal muco, e tutti i maschi grotteschi competono per stabilire chi si agiterà e fremerà con lei stanotte.

C'è l'Uomo Illustrato, tatuaggi che si muovono e scivolano sui suoi muscoli quando nessuno a parte voi sta guardando, tatuaggi che vi divoreranno nel buio. Osservate l'Uomo Spillo, il teschio trafitto da chiodi e bulloni, con un'aureola elettrica che forma archi tra le punte di metallo; notate come non riesce a camminare a meno che non trasporti su una carriola quei suoi enormi genitali, gonfiati dall'elefantiasi.

Osservate i Fratelli Grotteschi: la Ragazza Foca con le sue mani-pinne, mentre canta e mangia teste e code di pesci da un secchio per l'elemosina; il Ragazzo Formichiere con la sua lingua prensile e le mandibole dislocate; il Torso, la ragazza senza parte inferiore del corpo e il braccio vestigiale che le sta crescendo sulla testa.

Anche loro hanno altri fratelli, che non sono sopravvissuti all'incrocio e alla mutazione, non vivi ma per sempre artisti nei loro barattoli di formaldeide, mentre osservano coi loro occhi fetali, fissandovi. Guardateli danzare, scherzare e ridere con le loro voci così dolcemente rancide. Eppure, persino in una società come questa, ci sarà sempre un disadattato--- un grottesco più grottesco di tutto il grottesco che permea la società. La sua presenza porterà un brivido lungo le loro schiene storte, così lo additeranno ed eviteranno: Il disadattato Omega.

Simon Meeks entra nell'Istituto di Medicina Forense Robert J. Stein (precedentemente conosciuto come Istituto di Medicina Forense della Contea di Cook). Dove Simon va, le conversazioni si fermano. Cominciano risatine e sussurri.

"Che ci fa lui qui? Non è nemmeno il suo turno."

"Si trova meglio coi cadaveri che con le persone."

"Beh, è il Ghoul."

Simon fa del suo meglio per essere invisibile, per galleggiare attraverso i gruppi di persone, evitare contatti visivi e schivare chiacchere. Striscia attraverso i corridoi nel suo completo nero, una figura perpetuamente elegante se non leggermente trasandata--- uno spaventapasseri che cerca sempre di tornare a Oz.

Simon una volta credeva che lavorare all'obitorio sarebbe stato una sorta di rifugio refrigerato e profumato di formaldeide, pieno di spiriti affini. L'ufficio degli ispettori medici assumeva tanti tipi di persone, alcuni dalle maniere pacate, altri davvero eccentrici. Simon li ha superati tutti, persino gli eccentrici che fanno impallidire i disadattati.

Persino l'Isola dei Giocattoli Disadattati ha delle ossa sepolte. Eh, Jane?

La goffaggine sociale e i problemi coi colleghi però non fermeranno Simon. Sta per godersi la sua dipendenza. Sta per incontrare di nuovo Jane.

Le Cornacchie ondeggiano ritmicamente tra i rami nella testa di Simon. Mormorano un motivetto, ansiose di nutrirsi. Il requiem canta "Bisturi, coltelli e scalpelli cranici. Queste sono alcune delle mie cose preferite."

E' davvero vicino adesso.

La sensazione di qualcosa di largo e potente che passa sulla sua testa interrompe i piacevoli pensieri di Simon. Qualcosa schiaffa via il suo cappello nero che vola lontano, scivola in terra, poi percorre diverse circonferenze prima di andare a dormire, esibendosi nel proprio numero di vaudeville, persino nell'atto di cadere.

Simon si gira per vedere l'Ufficiale John Polhaus, la sua enorme figura che oscura il patologo in un'ombra rabbiosa. E' un uomo largo e grasso, ma mai gioviale. Il suo stomaco sembra contenere nient'altro che rabbia; cinquant'anni appena compiuti, ha fatto carriera come poliziotto di quartiere a Chicago e ha sempre trovato qualcosa con cui riempire lo stomaco.

"Hey, Ghouletto, questo non è il tuo turno. Perchè continui a tormentarci?"

La bocca di Simon si muove, ma niente di udibile viene fuori. Stringe un po' più forte il giglio, stando attento a non romperlo. Pochi altri poliziotti sorridenti gravitano attorno a Polhaus, come lune.

"Avanti, Sweeney Todd," dice Polhaus, "tira fuori quel cazzo di morto dalla bocca. Devi parlare se vuoi essere ascoltato."

"Io non... sapevo che fosse un fan dei Musical, Ufficiale Polhaus," dice Simon con una voce molto calma.

Alcuni dei poliziotti orbitanti ridacchiano, nonostante tutto, e la faccia di Polhaus diventa di un profondo viola rossiccio. E' il tipico caso da attacco di cuore prematuro.

"E' davvero un fottuto mistero per me il fatto che quel frocetto testa di cazzo, Reeves, non abbia sbattuto fuori quel tuo culo moscio dopo Twiss."

"Mi dispiace," si scusa Simon.

"Ti dispiace? Ti dispiace?!" Polhaus colpisce il petto di Simon con un immenso dito. Le mani dell'uomo sono proporzionalmente davvero grandi, anche sulla sua enorme figura. Ci sono muscoli avvolti e nascosti sotto il grasso. Il tocco manda il leggero corpo di Simon contro il muro.

"Essere dispiaciuti era rispondere a quei genitori quando Twiss fu assolto. Hai mai guardato un genitore negli occhi dovendo giustificare una cosa come quella? Huh? Tu non devi rispondere alle persone che respirano. E non credere che non sappia che c'è qualcosa di tremendo e preoccupante che sta accadendo qui con te e i tuoi cadaveri. Sei qui fottutamente troppo spesso quando non dovresti esserci--- tu e quel tuo dannatissimo atteggiamento da Jeffrey Dahmer."

Ci sarebbe un'astuta replica che Simon potrebbe offrire. Oppure forse potrebbe spiegare che rispose del caso Twiss, potrebbe raccontare di tutti i bambini morti che ha abbandonato. Nessuna parola però esce da lui. La mente di Simon è impigliata su due pensieri affascinanti: primo, confrontando le loro corporature—la sua costituzione longilinea con l'ingombrante corpulenza di Polhaus—realizza che potrebbero essere un perfetto duo da commedia comica, due Stanlio e Ollio dipinti in sfumature di sangue e noir, e si dispiace del fatto che non sono amici.

Secondo, Simon si trova a chiedersi come sarebbe dissezionare qualcosa di così largo come Polhaus, le mura di grasso, le caverne all'interno, le arterie indurite—tuffarvisi dentro, completamente immersi nella materia morta. Questo non nasce da nessun desiderio di vendetta sull'uomo, neppure dal volergli fare del male, ma da una pura, semplice e tangibile curiosità.

Polhaus nota gli occhi di malachite di Simon, spalancati, che non lo guardano in faccia, ma esaminano la sua anatomia in passaggi metodici. Qualcosa di freddo gli scivola dentro e si avvinghia al suo stomaco ribollente. L'Ufficiale Polhaus si volta con un grugnito. Simon ha l'abitudine di perdersi tutto il divertimento dato dallo stuzzicarlo, senza nemmeno saperlo.

"Fottuto pazzo di Arancia Meccanica!" Polhaus si allontana a passi pesanti, i suoi seguaci orbitanti lo seguono attirati dalla gravità.

Simon raccoglie la sua bombetta nera. I suoi colleghi a volte credono che la indossi per emulare un personaggio di un film chiamato Arancia Meccanica. Lui però non ha mai visto quel film.

I suoi compagni credevano che vestisse completamente di nero per apparire macabro. La verità era che il pensiero di coordinare colori diversi ogni mattino riempiva Simon di un terrore paralizzante.

Simon raccoglie delicatamente il giglio; ha perso un po' di petali. Annusa il fiore. L'Acqua Morta attende.



* * * * *

Voi perdete i vostri cari ogni mattino.

Ogni mattino.

Senza esserne mai addolorati.

Li sacrificate alle grida elettroniche sull'altare del giorno.

Poi incespicate nella doccia per lavare via tutto il sangue incriminante dal vostro corpo. Ricordate i vostri sogni--- quelli profondi, immersi sotto le correnti REM e le realtà oniromantiche, quei vividi sogni cinematografici, con trame così sfaccettate che non riuscite a credere che il vostro cervello le abbia intessute alla velocità del flusso... ma poi, il vostro subconscio è più astuto di voi, più grande di voi. Ricordate quei sogni? Non ricordate troppo duramente, carissimi. Se ci provate troppo duramente essi crolleranno e scivoleranno via; non possono sopravvivere a lungo nell'aria sterile del pensiero razionale.

Ricordate il cast dei personaggi? Alcuni di loro potrebbero essere del tutto originali--- un gargoyle che vive nel vostro zaino e canta i Led Zeppelin. Alcuni di loro sono personaggi di fantasia che avete sempre voluto incontrare. Altri sono combinazioni di stranezze dei vostri cari cucite insieme e portate alla vita. Alcuni sono familiari e amici. Altri sono cotte della scuola superiore che avete lasciato scivolare via.

Una di queste figure potrebbe essere il vostro migliore amico d'infanzia--- "amici per sempre," avete detto--- ma poi tutti siete cresciuti e avete perso i contatti e le ultime dicerie dicono che abbia messo incinta una ragazza alle superiori, e sia stato arrestato per aver portato una pistola in classe; nel vostro sogno, è ancora un bambino, preservato, migliore amico per sempre. Alcuni sono amici del college prima che invecchiassero. Amici che si sono sposati prima che poteste raccontargli di come vi sentivate. I vostri cari perduti preservati nel sonno. La vostra mente diviene uno di quei dipinti dove celebrità morte di ere differenti--- Bogart, Marilyn Monroe, James Dean, Elvis--- si trovano tutte insieme per giocare a biliardo in un qualche piano di esistenza platonico. Questo dipinto animato però è riempito con le celebrità iconiche della vostra vita e tutto è fatto di nostalgia così pura che potreste piangere. Tutti questi personaggi. Li amate tutti quanti. Loro sono tutto il vostro mondo.

Li ricordate? Non ricordate troppo duramente. Si spezzeranno.

Per qualche ora loro sono le persone più importanti per voi. Ma il tempo del sogno allunga quelle ore a mesi e anni. Quei legami sono profondi. Quelle emozioni sono ancora più profonde.

Poi però diventate coscienti--- udite la sveglia. Urlate--- volete restare solo un altro po', solo per sempre, perchè sapete che una volta svegli loro saranno svaniti. Non importa quanto strenuamente lottiate però, i vostri cari muoiono, le loro morti strepitano echeggiando nella vostra testa. Per un istante brevissimo, li rimpiangete nel vostro letto. Poi la vita mondana si impone.

Quale futilità.

I loro ricordi sbiadiscono, diventano cenere che fuoriesce dalle vostre orecchie.

Nel momento in cui l'acqua della doccia vi colpisce, sono andati.

Ricordate adesso? Li amavate più profondamente di ogni altra persona nel mondo che si stava svegliando. Ricordate quei cari che avete ucciso con i cornflakes? Quelli che avete tradito per delle liste di cose da fare e delle tediose vite da pendolari?

Non ricordate troppo duramente.

Trattenete quel pensiero, giusto un po' più a lungo.

Perchè potete capire questo disadattato molto più profondamente di quanto immaginiate.


* * * * *


Le carte aiutano a tenere fuori i cocci di vetro dalla sua testa, danzano poeticamente tra le mani con silenziosa destrezza--- tagli, mischiate, e manipolazioni per un pubblico di nessuno.

Mai un pubblico. Non vivente.

Simon attende nella sala ristoro. Ha convinto una collega patologa a prendersi il resto della giornata libero e attende che termini il suo ultimo lavoro. Le Cornacchie sono agitate. Affamate.

Gracchiano, "Apa morata!"

E gracchiano, "Mertvaya voda!"

E all'unisono cantano "L'assenzio rende il cuore più amorevole."

"Hey, Ghoul, che combini?" dice una voce al di fuori della testa di Simon.

Simon alza lo sguardo. Nomi. I nomi lo riempiono sempre di un timore mortificante. Una cosa buffa--- Simon può ricordare i nomi di tutti i suoi pazienti, ma ha problemi con quelli dei vivi. E' bravo con le facce, ma pessimo con i nomi. Le targhette identificative aiutano in questo senso.

Jason è quello che sta parlando.

Brad è quello dietro di lui.

E la ragazza... ha un pass da visitatore. Brad deve aver voluto mostrare l'obitorio ad un'altra fidanzata. Simon fissa Jason.

Jason sospira teatralmente.

"E va bene, che stai combinando, Simon." Dice il nome di Simon come una scusa non sentita. "Porti sempre in giro quelle carte. Hai qualche trucchetto da farci vedere? Avanti. Oppure stai cercando qualcuno per giocare a poker?"

Simon scuote la testa. Non ha mai giocato a poker. Le probabilità gli sono sempre sembrate sfavorevoli e non è mai stato bravo a leggere facce vive. Lui legge segni di legature, fori di proiettile, e lividi; potrebbe giocare a poker in una stanza piena di cadaveri. Simon scuote la testa, ma Jason sapeva già la risposta. Hanno dovuto recitare questa pantomima altre volte. Jason sta mostrando Simon alla ragazza, solo un'altra macabra stranezza.

Il trio si siede a un tavolo dall'altra parte della sala. Brad sussurra qualcosa all'orecchio della ragazza. Lei guarda Simon, poi guarda di nuovo Brad, e ridacchia con lui. Per Simon è come essere di nuovo alle superiori.

Ed egli non giocò mai a nessuno dei loro giochetti discriminanti. Eh, Jane?

Il trio mangia e chiacchera.

"Quindi," dice la ragazza, "voi ragazzi lavorate sulla gente morta. Voglio dire, come ci riuscite?"

"Oggettificazione," dice Jason. "E' tipo questo: al primo anno, ci insegnano il rispetto per i corpi. Li trattiamo come degli amici. Molti di noi hanno dato nomi ai loro primi cadaveri. Io chiamai il mio Rambo."

Simon annuisce, sebbene gli altri non lo notino.

"C'era questa ragazza del primo anno," continua Jason. "Molly. Stavano scavando nell'addome del suo cadavere--- credo lo avesse chiamato Frank--- e lei era lì che gli teneva la mano dicendo,'Va tutto bene, Frank; ti rimetterai; va tutto bene.' Andò avanti per un po' prima di realizzare cosa stava facendo."

Simon sorride. Gli era sempre piaciuta Molly.

Brad interviene: "Così alla fine del primo anno, tutti gli studenti fanno una commemorazione per i loro cadaveri. Alcuni cantano una canzone per i loro corpi. Molly scrisse un poema. E quel tipo---" Brad indica con discrezione Simon. "Quel tipo---" Brad si avvicina alla ragazza, le sussurra qualcosa nell'orecchio.

Gli occhi di lei strabuzzano e sputa un po' della sua bibita. "Non ci credo! E' fottutamente impossibile."

Il trio guarda Simon di sottecchi.

Jason continua la lezione. "Comunque, quella merda non accade più dopo il primo anno. Ti rinforzi. Ti insegnano a oggettificare. Non è una persona; è creta. La oggettifichi per poterla accettare. E' un po' come noi diciamo 'manzo' invece di 'mucca'. Non diciamo, 'mangio della mucca' ma diciamo 'mangio del manzo'. La società, diciamo, oggettifica le cose per poterle accettare."

"La società marcia contro i suoi taboo" dice Simon.

Silenzio. Due occhi per tre guardano spalancati quelli di Simon, fatti di malachite.

"Oggettificazione," dice Simon. "Personificazione. Mi ricordo. Da ragazzino. C'era un messaggio promozionale il sabato mattina che diceva, 'Non affogate il vostro cibo.' I vari cibi erano animati. Creature senzienti. Con occhi. Cantavano e pregavano di non essere affogati nei condimenti. Qualcuno deve aver pensato che fosse una lezione morale orrendamente importante, per arrivare a spendere dei soldi su quella pubblicità. Non dovresti affogarli, ma puoi mangiarli ed essi rideranno e canteranno..."

Le parole continuano a fluire da Simon. Vuole così tanto partecipare alla conversazione, avendo udito un argomento di cui sa qualcosa, e ci prova davvero duramente. Prova a spiegare le sue teorie su oggettificazione e personificazione--- "si, diciamo 'manzo', ma poi lasciamo perdere e umanizziamo il nostro cibo. Hot dog cantanti. Popcorn danzanti. Andiamo tutti alla mensa---andiamo tutti alla mensa--- andiamo tutti alla mensa...a mangiare un essere senziente. Gli animali possono cantare e ballare nei cartoni. Bambi è una bistecca di cervo così carina. Gli aztechi credevano che divorare il proprio nemico gli avrebbe donato la sua forza, e gli M&M, ci guardano negli occhi e ci chiedono di spaccare i loro esoscheletri e succhiare le loro interiora lattiginose, autorizzandoci ad accanirci sui loro stomaci così dolci. Tutte le pubblicità e tutti i cartoni della Disney, e quindi non pare possibile, del tutto possibile, che qualcuno, da qualche parte, in un'oscura sala riunioni, abbia deciso di deviare subliminalmente la popolazione verso il cannibalismo?"

Simon cerca di comunicare tutte queste cose. Forse ci prova troppo duramente. Non è sicuro di quali parole abbia utilizzato, ma quando ha finito, quando la sua bocca è asciutta, Jason, Brad, e la ragazza stanno solo sbadigliando. Poi se ne vanno.

Simon sospira. Osserva dall'altra parte della stanza un pezzo di cocomero mezzo mangiato lasciato su un piatto di carta. Simon si concentra. Le sue mani scoccano, chirurgicamente. Quattro schiocchi di polso e tre carte sibilano, lungo la sala, fino alla rossa carne viva del cocomero.

La quarta carta si conficca, di un centimetro, nel robusto guscio esterno.



* * * * *



Simon percorre il terreno avverso dei suoi colleghi e finalmente arriva ai suoi amici. Lo stavano aspettando. Sono sempre pazienti. Potrebbero sembrare immobili e silenziosi, ma Simon è abituato alle loro sottili sfumature geologiche. E' un ragazzo sensibile.

Il mormorio dei refrigeratori calma i suoi nervi. Nelle vibrazioni può percepire il loro entusiasmo.

Ognuno di essi è stato suo amico. Ognuno di essi gli ha spezzato il cuore.

Simon è un archeologo. Gli inviano questi sacri templi e lui esplora le loro rovine. Scava. I proiettili sono artefatti da estrarre. Legge il cuneiforme di ferite da taglio e lividi, decifra lingue morte e poemi.

Simon è un negromante. Taglia-ossa e bisturi sono focus e talismani. La scienza è un rituale vuoto, promesse fallaci alla fisica. Lui canta requiem con tagli chirurgici e voce inossidabile attraverso registrazioni digitali. Tutti i suoi pazienti sono morti. Nessuno di loro si è mai ripreso.

Ci sono tre fasi nella sbornia da assenzio di Simon: la prima è composta dagli intensi colori e linee sbiadite da maniaci impressionisti. La seconda è lucida follia. Ma la terza fase è un sogno ad occhi aperti--- scene pienamente orchestrate, epiche e fantasmagoriche dipinte sulle palpebre interne. Simon può raggiungere questa fase restando in piedi. Si è disciplinato a raggiungere questa fase mentre lavora. Quando Simon sorseggia l'assenzio, il suo bisturi si piega in un sorriso metallico. Quando beve abbastanza, il Laboratorio Autopsie 6 svanisce, e quando fa scivolare la mano dentro quell'incisione a Y, il mondo intero cade in pezzi. C'è uno squilibrio nella testa di Simon. Questo è quello che dicevano i dottori. La sua mente prende delle scorciatoie--- mai intuitive e sempre ingegnose. Quando Simon entra nell'Acqua Morta, il suo bisturi scompare, la scienza svanisce in mezzo a nebbie verdastre, come se qualcuno fissasse del codice binario fino a farsi sanguinare gli occhi, gli zero e uno che si fondono nell'immagine di una farfalla appena prima di diventare ciechi. Il Laboratorio Autopsie 6 si offusca del tutto e Simon rimane con il suo paziente. Simon conosce la scienza--- sa di sapere, intellettualmente--- eppure tutto scompare. Tutte le incisioni e i dati gli attivano il pilota automatico. Il suo cervello si divide in più parti. Rimangono solo lui e il suo paziente, che parlano nell'Acqua Morta.

Poi le Cornacchie ingrassano.

E la pancia di Simon si riempie d'amore, l'amore morto, il concentrato di nostalgia liquida.

Scorciatoie. Possono essere problematiche nel mondo legale. I suoi colleghi e il Dottor Reeves sono sempre così frustrati. "Mostraci il tuo lavoro!" urlano. Simon ricorda la sua insegnante di matematica delle medie. Lo rimproverava. Sibilava il suo nome, "Mr. Meeksss!" Le risposte del piccolo Simon erano sempre giuste. Eppure, lei lo rimproverava ogni volta. "Fammi vedere i compiti!"

Simon ottiene risposte dall'Acqua Morta ed esse sono sempre corrette. Ha imparato a fidarsi di quelle risposte. L'Acqua Morta è più astuta di lui, più grande di lui. Per arrivare all'Acqua Morta, ogni cadavere deve spezzargli il cuore.

Jason aveva ragione: dopo il primo anno insegnano agli studenti a oggettificare, ad accettare. Simon è andato nella direzione opposta. Simon personifica. Simon non accetta, lui sente. Deve fare male. E' così che funziona la sua dipendenza.

Devi sentire l'ago prima di una dose. Eh, Jane?

Personifica.

Personifica.

Simon si prepara nel Laboratorio Autopsie 6, infila guanti di lattice sulle sue mani tremanti. Ricorda un filmato che ha visto in un documentario--- uno studio sull'importanza del senso del tatto nei mammiferi. Gli studiosi avevano preso due cuccioli di scimmia e li avevano messi in due gabbie separate. Facevano allattare una scimmia tramite un morbido pupazzo peloso che poteva coccolare e accarezzare il piccolo. L'altro cucciolo invece veniva allattato tramite una bottiglia di metallo. Stesso nutrimento, ma niente coccole. Nelle settimane seguenti, la scimmia numero due era diventata un pasticcio tremante e nevrastenico. Quando, alla fine dello studio, gli avevano offerto il pupazzo, si era gettata disperatamente tra le braccia della sua nuova madre, tremando e abbracciandola in modo maniacale.

Simon ha avuto poche opportunità per un contatto intimo, per socializzare. I suoi morti però sono sempre così pazienti con lui.

Durante l'indagine iniziale, esterna, Simon li tocca intimamente come chiunque poteva fare quando erano in vita. Poi, andando all'interno, Simon li tocca ancora più intimamente, più di ogni altro essere vivente, vagliando sentimenti e interiora. Finalmente, nell'Acqua Morta, parla con loro, e sebbene il loro tempo sia breve, l'Acqua Morta allunga gli istanti in giorni e mesi di tempo onirico. Simon fa amicizia con loro, gli pone delle domande.

Quando sei morto?

Che significa quel livido?

Chi ti ha sparato?

Con cosa ti hanno percossa?

Ti hanno accoltellata prima o dopo averti violentata?

Perchè tua madre ti ha soffocato?

Eri spaventato?

Dentro e fuori vanno questi amici dormienti. Simon lascia indietro la sua vita di sonnambulismo, si libera della pelle da sonnambulo, e vive e prova, prova profondamente, giù nell'Acqua Morta. Purtroppo deve sempre finire. E' sempre richiamato indietro.

Ognuno di loro è un suo amico.

Ognuno di loro gli spezza il cuore.

Tutti si allontanano nuotando.



* * * * *



Simon spinge una barella lungo i corridoi, come un bambino in overdose di zuccheri che terrorizza il supermercato con un carrello della spesa. L'ufficio degli ispettori medici della Contea di Cook esegue circa cinquemila autopsie all'anno. Un'abbondanza di opportunità per la sua dipendenza.

"Hey!"

Simon trasale bloccandosi. Una mano seguita da un braccio scivola fuori da sotto il telo, penzolando sul lato della barella.

Simon alza lo sguardo, riprendendo fiato. Una donna. Dall'ufficio. La sua targhetta recita Amy. Sta sventolando una targhetta per cadaveri. "Hey Simon. Devi smetterla di lasciare messaggi per le persone scritti su queste. Stai spaventando a morte tutti quanti."

"Scusami. Ho finito i post-it. E c'erano un sacco di targhette." Simon sorride. Non ha potuto farne a meno. Il basso nel suo cuore esplode in una serie di rapsodie fatte di anfetamine.

"Ma di che ti sei fatto?" Chiede Amy.

Simon scrolla le spalle. "Mountain Dew. Solleticherà le tue interiora."

Amy scuote la testa e va oltre nel corridoio. Simon avrebbe potuto dirle che la sua droga è l'assenzio, ma non sarebbe stata una buona idea, e non sarebbe stata la verità.

L'assenzio è solo il mezzo, lo stimolante, il lubrificante. L'ingrediente attivo sono i morti. I morti sono la sua droga.

Simon prende la pallida mano penzolante nella sua, la tiene ed esamina per un momento. Gli piacciono le mani. Le mani sono davvero espressive. Simon non è bravo a leggere le facce, ma sa leggere una mano. Le mani fanno molta più fatica a mentire. Simon gentilmente rimette la mano e il braccio di nuovo sotto il telo e spinge via la barella. C'è altro lavoro da fare.

Ogni anno, cinquemila cavità toraciche sbadigliano aprendosi e urlano.

Simon le ascolta tutte quante.



* * * * *



"Simon, che diavolo stai facendo?" strilla la Dottoressa Oba Fulani. Ha un urlo autoritario, come quello di una qualche sorta di dea materna. E' la patologa più anziana, che si occupa delle faccende giornaliere, direttamente sotto il Dottor Reeves.

Simon si blocca.

"Quello non proviene dall'armadietto delle prove?" chiede lei con accento nigeriano.

Simon guarda l'orsacchiotto tra le sue mani. Coperto di sangue, un occhio mancante, con l'imbottitura che fuoriesce dal foro, sembra davvero triste.

Gli orsacchiotti di peluche possono soffrire di sindrome da sopravvissuto, Jane?

Simon guarda in basso verso il minuscolo corpo, il petto appena ricucito, pronto per essere fatto scorrere e chiuso nel freddo sonno, la loro avventura nell'Acqua Morta ormai terminata.

"Glielo stavo portando--- il suo orsacchiotto," dice Simon.

"In nome di Dio, perchè?"

"E' spaventata. E' morta spaventata. Molto spaventata. Credeva che qualcuno sarebbe arrivato a salvarla. Come nelle storie. Non capiva. E' morta stringendo il suo orsacchiotto."

La Dottoressa Fulani lo fissa. La sua bocca non è spalancata, ma lo fissa. Questa non è la cosa più strana che gli ha visto fare. La rabbia sgombra il suo corpo; vuole trattenerla, ma, dannazione, Simon ha un modo di dire quelle cose così... autentico.

"Che cos'hai scoperto?" chiede lei, le spalle che si rilassano mentre guarda la bambina.

Simon pone teneramente una mano sulla testa della bambina. "Trauma da colpo violento alla testa. La causa della morte è stata un'emorragia cerebrale."

La Dottoressa Fulani annuisce. "Il fidanzato di sua madre ha raccontato di averla trovata così. Ha detto che c'è stata un'intrusione."

Simon scuote la testa. "No. E' stato il fidanzato."

La Dottoressa Fulani cammina dentro la stanza, ora molto interessata. "Davvero? Come lo sai?"

"Me lo ha raccontato lei."

La Dottoressa Fulani sbatte su un banco il suo portablocco come una dea arrabbiata che lancia fulmini. "Dannazione, Simon! Quello non basta. Devi darmi qualcosa di meglio dei sospetti e---"

"Ma è corretto, Dottoressa Fulani," la interrompe Simon. "E' sempre corretto."

"Comunque non basta, Simon. Non alla corte. O vuoi che si ripeta l'incidente di Twiss?"

Simon indietreggia. Abbassa la testa. "L'arma del delitto è una pesante torcia elettrica, la torcia del fidanzato. E' stato troppo forsennato per ripulirla."

"Come sai tutto questo?" chiede la Dottoressa Fulani.

Simon fa spallucce con le sopracciglia. "Ha gettato la torcia in un cassonetto dietro l'appartamento."

La Dottoressa Fulani fa quasi per protestare, ma annota qualcosa sul suo portablocco. "Dirò loro di cercarla. E Simon, metti via quell'orsacchiotto in mezzo alle prove prima che lo veda il Dottor Reeves. Okay?

"Pugsley," dice Simon.

"Cosa?"

"Il nome dell'orsacchiotto. E' Pugsley."

"Come---?" La Dottoressa Fulani lascia andare un sospiro esasperato e se ne va.

Simon attende che la porta si chiuda, aspetta che i passi si allontanino nel corridoio. Poi mette l'orsacchiotto tra le braccia della bambina morta.

"Sogni d'oro, Tamara."

Simon la fa scorrere dentro e chiude la porta del congelatore.

Già gli manca.

  

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