Eccoci arrivati al capitolo più corposo uscito fin'ora. Cosa scopriremo stavolta del nostro (nec)romantico Simon? Non voglio allungare troppo le premesse, se non per ricordare come sempre il lavoro dell'editor Sara che stavolta è riuscita nella quasi impossibile impresa di correggere l'intero capitolo in qualche ora.
Qui sotto i capitoli precedenti:
Prologo: http://nopipeblog.blogspot.it/2013/12/stranezze-di-proporzioni.html
Capitolo 1: http://nopipeblog.blogspot.it/2013/12/stranezza-di-proporzioni-capitolo-1.html
Capitolo 2: http://nopipeblog.blogspot.it/2013/12/stranezza-di-proporzioni-capitolo-2.html
Godetevi il capitolo!
Interludio
: Nero puro
"I merli non sono
neri."
Me lo ha detto mentre la
Michigan Avenue brontolava e tutto quello che potevo vedere era lo
sfolgorio fulminante della sua barba nel buio.
Prima di quello, mi ha
raccontato di come è stato tormentato da falene non morte create da
feti abortiti e vomitate da megere che praticano magia rituale sulla
South Side, da allora non è più potuto restare a casa sua.
E prima di quello, mi ha
avvertito di stare attento ai gemelli, perchè tutti abbiamo dei
gemelli, nell'utero, ha detto. Sono le nostre ombre malvagie che
combattiamo e uccidiamo come prima prova nel presentarci alla vita,
mentre i gemelli fuori dall'utero sono il risultato di bambini più
deboli venuti a patti con i loro demoni. E' meglio non avere a che
fare con i gemelli, ha detto.
"A meno che tu non
abbia la loro placenta. Mastica la placenta di un corpo, e cadrà in
tuo potere."
La sua voce suona come
liquame e Blues. Potrebbe essere pazzo. Potrebbe avere qualcosa di
affilato e metallico tra le mani.
Ma resto, perchè sono sul
fondo dei sotterranei della Michigan Avenue. Non si può andare più
in basso di così. Le notti stanno diventando fredde e qua sotto è
un poco più caldo, forse qui posso sopravvivere al mio primo
inverno.
Inoltre, la sua voce che
sa di carne rancida affoga tutti i ricordi di come sono arrivato qui.
"Non esiste il nero
puro in natura. E' un dato di fatto. I merli non sono neri, solo di
uno scuro e organico viola che venne al mondo nel giaciglio del
Prima, al principio di tutta questa vita di carne molliccia. Un falso
nero."
Sputo l'ultimo rimasuglio
del mio tabacco Copenhagen. E' troppo buio per vedere dove atterra.
Non ho mai visto le tenebre complete. C'è soltanto la barba fantasma
che dice:
"Ci sono cose che
però ricordano il prima del Prima, cose dentro a tasche profonde e a
garage morti. Le ho viste. Le puoi riconoscere perchè vestono di
nero puro. Credi che sia tutto un farfugliamento da drogati? Hmmm?
Non puoi fidarti del raziocinio, non in un mondo dove i merli non
sono neri."
"Io ho visto il Cane
Nero" dico.
"Non esiste nulla del
gen---"
"Non un vero cane. Il
Cane Nero. Un'allucinazione. Una volta
guidavo un tir. Tutti dicevano sempre che, se guidavi abbastanza, lo
avresti potuto vedere. Io l'ho fatto, guidando per ventitre ore di
fila. Era nero, ma era più simile ad un orso. Si muoveva
pesantemente sulla strada. Ho sfondato i freni. Quasi ribaltato il
tir."
La barba sogghigna.
"Oh-ho-ho l'hai
visto. Nero puro!"
"Non ho visto nulla.
Ero strafatto di anfetamine e distrutto dalla privazione di sonno.
Non ero in me."
"Nuh-uh. Vista
deviata. Hai visto
qualcosa perchè la tua vista era deviata."
"Che cosa stai---?"
"Io ero un mago!"
Un lampo metallico. Smetto
di discutere.
"Oh, ho perso le mie
ali. Rimangono solo delle brutte cicatrici ora. Ma quando le avevo,
baby, quando le avevo, lassù, potevo ballare--- potevo cantare miele
e gli uccellini e i bambini accorrevano a vedere, e io rovesciavo
assi e regine nel gioco delle tre carte, fregandoli ogni volta. Il
pubblico che mi fissava di continuo. In piedi. Sobrio. Una buona
prospettiva. Fregati! Proviamo invece a cambiare---"
Sento il violento stridere
del metallo sull'asfalto.
"Diciamo che io
prendo uno di quei bambini, una piccola ragazzina, e le taglio i
tendini delle ginocchia. E' per terra. Si sta contorcendo. Urla
luride di rosso. Cattiva prospettiva. Ma vedi, mentre giace lì,
sanguinando in quella posa così buffa, guarda in alto e vede il mio
trucchetto con le mani, mi smaschera, perchè non sto tenendo conto
di quel
particolare punto di vista. Capisci? Ecco!
La vista deviata vede il trucco perchè l'illusionista tiene conto
solo del pubblico convenzionale!"
Ride ed io chiudo gli
occhi pregando che il corso d'acqua lavi via il suono rancido--- lavi
via i miei ricordi--- dannazione però, riesco a sentire una cadenza
nel crepitio dell'acqua.
Capitolo
3
"Simon, che diavolo
stai facendo?" chiede
la Dottoressa Fulani, con il
suo accento mellifluo fattosi
acido.
Simon si blocca con gli
occhi spalancati alla Charlie Chaplin, in una posa da Buster Keaton,
mentre stringe un orsacchiotto di peluche incrostato di sangue, nella
sua presa guantata di lattice. Qualsiasi
spiegazione
sembra elusiva.
La sua mente balbetta e si lancia nel buio, tornando indietro agli
eventi che lo hanno portato a quell’istante...
* * * * *
Il weekend.
Simon odia
il weekend.
Mani passive e mente
passiva--- può
avvertire i frammenti di vetro nel suo cervello. Lontano dal suo
lavoro, dalla sua dipendenza dall'Acqua Morta, e, in questo
particolare sabato, lontano da Jane e dai suoi occhi dorati.
Perchè non lo lasciano
semplicemente lavorare ogni giorno?
I trucchi con le monete
non riescono a tagliarlo fuori. Lanciare le carte non riesce a
trattenerlo. Trema nel nervosismo dell'Acqua Morta. Non riesce più a
percepire l'amore che Jane gli ha donato, più potente di tutto
quello degli altri suoi pazienti. Non riesce più a sentire il plasma
spettrale che ribolle nella sua pancia o che gli
scorre nelle vene; è stato spento. Ne
avrebbe bisogno--- avrebbe bisogno di un albero fantasma che cresce
nella sua testa come un'antenna per l'Ade.
Simon prende le monete, le
carte, il suo cappotto scuro
e la bombetta nera, e si avvia fuori per fare quello che fa quasi
tutti i sabati: intrufolarsi al lavoro.
* * * * *
Osservate la quotidianità,
attraverso gli occhi di Simon, e vedrete un serraglio di bizzarre
abitudini. Lui adesso ne è estremamente consapevole. Le osserva,
affascinato, come se fosse un esploratore intento
a filmare
il rituale di accoppiamento di
qualche esotica specie di volatili.
Ecco che possiamo vedere
il maschio che si produce nella chiamata per l'accoppiamento. Notate
gli schemi che si ripetono, il ritmo cadenzato
del rituale di corteggiamento mentre continua ad aprire e chiudere il
suo cellulare, aperto e chiuso, ancora e ancora, dicendo "Dai
riaggancia... No, riaggancia tu...
No, riaggancia tu... Ti amo di più
io... Ti amo di più... Amo di più... Dai riaggancia..."
Simon entra in un negozio
di fiori, e compra un singolo giglio da una grigia e rotonda signora
dal sorriso gentile. Avendo di nuovo il fiore nelle sue mani piega
attentamente il gambo, proprio in quel modo, cercando di ricordare.
"Sei un romantico,
non è così, figliolo?" chiede. La targhetta col nome recita
Dorothy.
Le sopracciglia di Simon
diventano punti di domanda.
"Lo riesco a capire,"
dice Dorothy. "Non hai comprato due dozzine di rose o un bouquet
costoso. Hai comprato un singolo fiore, ma sei stato davvero attento
mentre lo sceglievi. E' sentimento quello, figliolo. Quel giglio ha
un qualche tipo di significato per te e la tua dolce metà, non è
così?"
Un angolo della bocca di
Simon
si arriccia. "Si."
"Vedi," dice
Dorothy ridacchiando, "Vedi, posso capirlo già di mio. A dire
la verità, la maggior parte dei miei affari non proviene dalle
vere storie d'amore. Il tizio che compra dozzine dei fiori più
costosi è di solito quello che si scopa la
segretaria o le studentesse del
corso di
teatro. Riesco a dire però,
solo guardandoti,
che sei un romantico. Vero amore---
eccentrico, impacciato, strano. Quello è
il tipo di amore che dura per sempre, figliolo. Come me e il mio
Sal."
Fa cenno ad una cornicetta
sul bancone. Contiene una Dorothy più giovane e quello che Simon a
primo acchito pensa essere un bambino, nella fotografia sbiadita.
Dopo un'indagine ravvicinata, è un piccolo uomo, un nano.
"E' davvero piccolo,"
dice Simon, sebbene noti la muscolatura ben sviluppata sulla
minuscola figura di Sal.
"Le cose belle
arrivano sempre in piccole confezioni, figliolo. E il mio Sal, le
cose che poteva fare con quel suo piccolo e agile corpo... Oh, non ti
voglio annoiare con tutti i dettagli morbosi."
Dorothy sospira.
"C'è qualcosa che
non va?" Chiede Simon.
Il sorriso di lei è
agrodolce.
"Sei così giovane,
figliolo. Probabilmente non hai molta esperienza con la morte."
Simon annuisce
semplicemente, troppo educato per interromperla.
"Come dicevo, quel
tipo di storia d'amore dura per sempre. Amerò per sempre il mio Sal.
Eppure... arriva un tempo in cui tutti andiamo oltre, la tua dolce
metà va oltre, e li devi lasciar andare."
Simon si aggiusta gli
occhiali e chiede, molto onestamente, "Perché?"
* * * * *
Ci sono mostri che
camminano in mezzo ai mostri.
Andate indietro nel tempo.
Visitate i vostri sogni. Entrate in un nebbioso incubo autunnale.
Attraversate una porta per la dimensione del crepuscolo e andate a
vedere il più bizzarro circo del cosmo, intrufolandovi
durante gli intervalli. Osservate gli artisti durante la loro pausa
sigaretta. Li vedete? Li vedete mentre socializzano e mormorano? C'è
la Sirenetta, che si dibatte sul terreno, ridacchiando, ebbra di
troppo Moonshine,
mentre agita la sua coda da pesce lucidata dal muco, e tutti i maschi
grotteschi competono per
stabilire chi si agiterà e fremerà con
lei stanotte.
C'è l'Uomo Illustrato,
tatuaggi che si muovono e scivolano sui suoi muscoli quando nessuno a
parte voi sta guardando, tatuaggi che vi divoreranno nel buio.
Osservate l'Uomo Spillo, il teschio trafitto da chiodi e bulloni, con
un'aureola elettrica che forma archi tra le punte di metallo; notate
come non riesce a camminare a meno che non trasporti su
una carriola quei suoi enormi genitali,
gonfiati dall'elefantiasi.
Osservate i Fratelli
Grotteschi: la Ragazza Foca con le sue mani-pinne, mentre canta e
mangia teste e code di pesci da un secchio per l'elemosina; il
Ragazzo Formichiere con la sua lingua prensile e le mandibole
dislocate; il Torso, la ragazza senza parte inferiore del corpo e il
braccio vestigiale che le sta
crescendo sulla testa.
Anche loro hanno altri
fratelli, che non sono sopravvissuti
all'incrocio e alla mutazione, non vivi ma per sempre artisti nei
loro barattoli di formaldeide, mentre osservano coi loro occhi
fetali, fissandovi. Guardateli
danzare, scherzare e ridere con le loro voci così dolcemente
rancide. Eppure, persino in una società come questa, ci sarà sempre
un disadattato--- un
grottesco più grottesco di tutto il grottesco che permea la società.
La sua presenza porterà un brivido lungo le loro schiene storte,
così lo additeranno ed eviteranno: Il disadattato Omega.
Simon Meeks entra
nell'Istituto di Medicina Forense Robert J. Stein (precedentemente
conosciuto come Istituto di Medicina Forense della Contea di Cook).
Dove Simon va, le conversazioni si fermano. Cominciano risatine e
sussurri.
"Che ci fa lui
qui? Non è nemmeno il suo turno."
"Si trova meglio coi
cadaveri che con le persone."
"Beh, è il Ghoul."
Simon fa del suo meglio
per essere invisibile, per galleggiare attraverso i gruppi di
persone, evitare contatti visivi e schivare chiacchere. Striscia
attraverso i corridoi nel suo completo nero, una figura perpetuamente
elegante se non leggermente trasandata---
uno spaventapasseri che cerca sempre di
tornare a Oz.
Simon una volta credeva
che lavorare all'obitorio sarebbe stato una sorta di rifugio
refrigerato e profumato di formaldeide, pieno di spiriti affini.
L'ufficio degli ispettori medici assumeva tanti tipi di persone,
alcuni dalle maniere pacate, altri davvero eccentrici. Simon li ha
superati tutti, persino gli eccentrici che fanno impallidire i
disadattati.
Persino l'Isola dei
Giocattoli Disadattati ha delle ossa sepolte. Eh, Jane?
La goffaggine sociale e i
problemi coi colleghi però non fermeranno Simon. Sta per godersi la
sua dipendenza. Sta per incontrare di nuovo Jane.
Le Cornacchie ondeggiano
ritmicamente tra i rami nella testa di Simon. Mormorano un motivetto,
ansiose di nutrirsi. Il requiem canta "Bisturi, coltelli e
scalpelli cranici. Queste sono alcune delle mie cose preferite."
E' davvero vicino adesso.
La sensazione di qualcosa
di largo e potente che passa sulla sua testa interrompe i piacevoli
pensieri di Simon. Qualcosa schiaffa via il suo cappello nero che
vola lontano, scivola in terra, poi percorre diverse circonferenze
prima di andare a dormire, esibendosi nel proprio numero di
vaudeville, persino nell'atto di cadere.
Simon si gira per vedere
l'Ufficiale John Polhaus, la sua enorme figura che oscura il patologo
in un'ombra rabbiosa. E' un uomo largo e grasso, ma mai gioviale. Il
suo stomaco sembra contenere nient'altro che rabbia; cinquant'anni
appena compiuti, ha fatto carriera come poliziotto di quartiere a
Chicago e ha sempre trovato qualcosa con cui riempire lo stomaco.
"Hey, Ghouletto,
questo non è il tuo turno. Perchè continui a tormentarci?"
La bocca di Simon si
muove, ma niente di udibile viene fuori. Stringe un po' più forte il
giglio, stando attento a non romperlo. Pochi altri poliziotti
sorridenti gravitano attorno a Polhaus, come lune.
"Avanti, Sweeney
Todd," dice Polhaus, "tira fuori quel
cazzo di morto dalla bocca. Devi parlare se vuoi essere ascoltato."
"Io non... sapevo che
fosse un fan dei
Musical, Ufficiale Polhaus," dice Simon con una voce molto
calma.
Alcuni dei poliziotti
orbitanti ridacchiano, nonostante tutto, e la faccia di Polhaus
diventa di un profondo viola rossiccio. E' il tipico caso da
attacco di cuore prematuro.
"E' davvero un
fottuto mistero per me il fatto che quel frocetto testa di cazzo,
Reeves, non abbia sbattuto fuori quel tuo culo moscio dopo Twiss."
"Mi dispiace,"
si scusa
Simon.
"Ti dispiace? Ti
dispiace?!" Polhaus colpisce il petto di Simon con un immenso
dito. Le mani dell'uomo sono proporzionalmente davvero grandi, anche
sulla sua enorme figura. Ci sono muscoli avvolti e nascosti sotto il
grasso. Il tocco manda il leggero corpo di Simon contro il muro.
"Essere dispiaciuti
era rispondere a quei genitori quando Twiss fu
assolto. Hai mai guardato un genitore
negli occhi dovendo
giustificare una cosa come quella? Huh? Tu non devi rispondere alle
persone che respirano. E non credere che non sappia che c'è qualcosa
di tremendo e preoccupante che sta accadendo qui con te e i tuoi
cadaveri. Sei qui fottutamente troppo spesso quando non dovresti
esserci--- tu e quel tuo dannatissimo atteggiamento da Jeffrey
Dahmer."
Ci sarebbe un'astuta
replica che Simon potrebbe offrire. Oppure forse potrebbe spiegare
che rispose del caso Twiss, potrebbe raccontare di tutti i bambini
morti che ha abbandonato. Nessuna parola però esce da lui. La mente
di Simon è impigliata su due pensieri affascinanti: primo,
confrontando le loro corporature—la sua costituzione longilinea con
l'ingombrante corpulenza di Polhaus—realizza che potrebbero essere
un perfetto duo da commedia comica, due Stanlio e Ollio dipinti in
sfumature di sangue e noir, e si dispiace del fatto che non sono
amici.
Secondo, Simon si trova a
chiedersi come sarebbe dissezionare qualcosa di così largo come
Polhaus, le mura di grasso, le caverne all'interno, le arterie
indurite—tuffarvisi dentro, completamente immersi nella materia
morta. Questo non nasce da nessun desiderio di vendetta sull'uomo,
neppure dal volergli fare del male, ma da una pura, semplice e
tangibile curiosità.
Polhaus nota gli occhi di
malachite di Simon, spalancati, che non lo guardano in faccia, ma
esaminano la sua anatomia in passaggi metodici. Qualcosa di freddo
gli scivola
dentro e si avvinghia al
suo stomaco ribollente. L'Ufficiale Polhaus si volta con un grugnito.
Simon ha l'abitudine di perdersi tutto il divertimento dato dallo
stuzzicarlo, senza nemmeno saperlo.
"Fottuto pazzo di
Arancia Meccanica!" Polhaus si allontana a passi pesanti, i suoi
seguaci orbitanti lo seguono attirati dalla gravità.
Simon raccoglie la sua
bombetta nera. I suoi colleghi a volte credono che la indossi per
emulare un personaggio di un film chiamato Arancia
Meccanica. Lui però non ha mai visto quel
film.
I suoi compagni credevano
che vestisse completamente di nero per apparire macabro. La verità
era che il pensiero di coordinare colori diversi ogni mattino
riempiva Simon di un terrore paralizzante.
Simon raccoglie
delicatamente il giglio; ha perso un po' di petali. Annusa il fiore.
L'Acqua Morta attende.
* * * * *
Voi perdete i vostri cari
ogni mattino.
Ogni mattino.
Senza esserne mai
addolorati.
Li sacrificate alle grida
elettroniche sull'altare del giorno.
Poi incespicate nella
doccia per lavare via tutto il sangue incriminante dal vostro corpo.
Ricordate i vostri sogni---
quelli profondi, immersi sotto le correnti
REM e le realtà
oniromantiche, quei vividi sogni cinematografici, con
trame così sfaccettate che non riuscite a
credere che il vostro cervello le abbia intessute alla velocità del
flusso... ma poi, il vostro subconscio è più astuto di voi, più
grande di voi. Ricordate quei sogni? Non ricordate troppo duramente,
carissimi. Se ci provate troppo duramente essi crolleranno e
scivoleranno via; non possono sopravvivere a lungo nell'aria sterile
del pensiero razionale.
Ricordate il cast dei
personaggi? Alcuni di loro potrebbero essere del tutto originali---
un gargoyle che vive nel vostro zaino e
canta i Led Zeppelin. Alcuni di loro sono personaggi di fantasia che
avete sempre voluto incontrare. Altri sono combinazioni di stranezze
dei vostri cari cucite insieme e portate alla vita. Alcuni sono
familiari e amici. Altri sono cotte della scuola superiore che avete
lasciato scivolare via.
Una di queste figure
potrebbe essere il vostro migliore amico d'infanzia---
"amici per sempre," avete
detto--- ma
poi tutti siete cresciuti e avete perso i contatti e le ultime
dicerie dicono che abbia messo incinta una ragazza alle superiori, e
sia stato arrestato per aver portato una pistola in classe; nel
vostro sogno, è ancora un bambino, preservato, migliore amico per
sempre. Alcuni sono amici del college prima che invecchiassero. Amici
che si sono sposati prima che poteste raccontargli di come vi
sentivate. I vostri cari perduti preservati nel sonno. La vostra
mente diviene uno di quei dipinti dove celebrità morte di ere
differenti--- Bogart,
Marilyn Monroe, James Dean, Elvis---
si trovano tutte insieme per giocare a
biliardo in un qualche piano di esistenza platonico. Questo dipinto
animato però è riempito con le celebrità iconiche della vostra
vita e tutto è fatto di nostalgia così pura
che potreste piangere. Tutti questi personaggi. Li amate tutti
quanti. Loro sono tutto il vostro mondo.
Li ricordate? Non
ricordate troppo duramente. Si spezzeranno.
Per qualche ora loro sono
le persone più importanti per voi. Ma il tempo del sogno allunga
quelle ore a mesi e anni. Quei legami sono profondi. Quelle emozioni
sono ancora più profonde.
Poi però diventate
coscienti--- udite
la sveglia. Urlate--- volete
restare solo un altro po', solo per sempre, perchè sapete che una
volta svegli loro saranno svaniti. Non importa quanto strenuamente
lottiate però, i vostri cari muoiono, le loro morti strepitano
echeggiando nella vostra testa. Per un istante brevissimo, li
rimpiangete nel vostro letto. Poi la vita mondana si impone.
Quale futilità.
I loro ricordi
sbiadiscono, diventano cenere che fuoriesce dalle vostre orecchie.
Nel momento in cui l'acqua
della doccia vi colpisce, sono andati.
Ricordate adesso? Li
amavate più profondamente di ogni altra persona nel mondo che si
stava svegliando. Ricordate quei cari che avete ucciso con i
cornflakes? Quelli che avete tradito per delle liste di cose da fare
e delle tediose vite da pendolari?
Non ricordate troppo
duramente.
Trattenete quel pensiero,
giusto un po' più a lungo.
Perchè potete capire
questo disadattato molto più profondamente di quanto immaginiate.
* * * * *
Le carte aiutano a tenere
fuori i cocci di vetro dalla sua testa, danzano poeticamente tra le
mani con silenziosa destrezza---
tagli, mischiate, e manipolazioni per un
pubblico di nessuno.
Mai un pubblico. Non
vivente.
Simon attende nella sala
ristoro. Ha convinto una collega patologa a prendersi il resto della
giornata libero e attende che termini il suo ultimo lavoro. Le
Cornacchie sono agitate. Affamate.
Gracchiano, "Apa
morata!"
E gracchiano, "Mertvaya
voda!"
E all'unisono cantano
"L'assenzio rende il cuore più amorevole."
"Hey, Ghoul, che
combini?" dice una voce al di fuori della testa di Simon.
Simon alza lo sguardo.
Nomi. I nomi lo riempiono sempre di un timore mortificante. Una cosa
buffa--- Simon
può ricordare i nomi di tutti i suoi pazienti, ma ha problemi con
quelli dei vivi. E' bravo con le facce, ma pessimo con i nomi. Le
targhette identificative aiutano in questo senso.
Jason è quello che sta
parlando.
Brad è quello dietro di
lui.
E la ragazza... ha un pass
da visitatore. Brad deve aver voluto mostrare l'obitorio ad un'altra
fidanzata. Simon fissa Jason.
Jason sospira
teatralmente.
"E va bene, che stai
combinando, Simon."
Dice il nome di Simon come una scusa non sentita. "Porti sempre
in giro quelle carte. Hai qualche trucchetto da farci vedere? Avanti.
Oppure stai cercando qualcuno per giocare a poker?"
Simon scuote la testa. Non
ha mai giocato a poker. Le probabilità gli sono sempre sembrate
sfavorevoli e non è mai stato bravo a leggere facce vive. Lui legge
segni di legature, fori di proiettile, e lividi; potrebbe giocare a
poker in una stanza piena di cadaveri. Simon scuote la testa, ma
Jason sapeva già la risposta. Hanno dovuto recitare questa pantomima
altre volte. Jason sta mostrando Simon alla ragazza, solo un'altra
macabra stranezza.
Il trio si siede a un
tavolo dall'altra parte della sala. Brad sussurra qualcosa
all'orecchio della ragazza. Lei guarda Simon, poi guarda di nuovo
Brad, e ridacchia con lui. Per Simon è come essere di nuovo alle
superiori.
Ed egli non giocò mai
a nessuno dei loro giochetti discriminanti. Eh, Jane?
Il trio mangia e
chiacchera.
"Quindi," dice
la ragazza, "voi ragazzi lavorate sulla gente morta. Voglio
dire, come ci riuscite?"
"Oggettificazione,"
dice Jason. "E' tipo questo: al primo anno, ci insegnano il
rispetto per i corpi. Li trattiamo come degli amici. Molti di noi
hanno dato nomi ai loro primi cadaveri. Io chiamai il mio Rambo."
Simon annuisce, sebbene
gli altri non lo notino.
"C'era questa ragazza
del primo anno," continua Jason. "Molly. Stavano scavando
nell'addome del suo cadavere---
credo lo avesse chiamato Frank---
e lei era lì che gli teneva la mano
dicendo,'Va tutto bene, Frank; ti rimetterai; va tutto bene.' Andò
avanti per un po' prima di realizzare cosa stava facendo."
Simon sorride. Gli era
sempre piaciuta Molly.
Brad interviene: "Così
alla fine del primo anno, tutti gli studenti fanno una commemorazione
per i loro cadaveri. Alcuni cantano una canzone per i loro corpi.
Molly scrisse un poema. E quel tipo---"
Brad indica con discrezione Simon. "Quel tipo---" Brad si
avvicina alla ragazza, le sussurra qualcosa nell'orecchio.
Gli occhi di lei
strabuzzano e sputa un po' della sua bibita. "Non ci credo! E'
fottutamente impossibile."
Il trio guarda Simon di
sottecchi.
Jason continua la lezione.
"Comunque, quella merda non accade più dopo il primo anno. Ti
rinforzi. Ti insegnano a oggettificare. Non è una persona; è creta.
La oggettifichi per poterla accettare. E' un po' come noi diciamo
'manzo' invece di 'mucca'. Non diciamo, 'mangio della mucca' ma
diciamo 'mangio del manzo'. La società, diciamo, oggettifica le cose
per poterle accettare."
"La società marcia
contro i suoi taboo" dice Simon.
Silenzio. Due occhi per
tre guardano spalancati quelli di Simon, fatti di malachite.
"Oggettificazione,"
dice Simon. "Personificazione. Mi ricordo. Da ragazzino. C'era
un messaggio promozionale il sabato mattina che diceva, 'Non affogate
il vostro cibo.' I vari cibi erano animati. Creature senzienti. Con
occhi. Cantavano e pregavano di non essere affogati nei condimenti.
Qualcuno deve aver pensato che fosse una lezione morale orrendamente
importante, per arrivare a spendere dei soldi su quella pubblicità.
Non dovresti affogarli, ma puoi mangiarli ed essi rideranno e
canteranno..."
Le parole continuano a
fluire da Simon. Vuole così tanto partecipare alla conversazione,
avendo udito un argomento di cui sa qualcosa, e ci prova davvero
duramente. Prova a spiegare le sue teorie su oggettificazione e
personificazione--- "si,
diciamo 'manzo', ma poi lasciamo perdere e umanizziamo il nostro
cibo. Hot dog cantanti. Popcorn danzanti. Andiamo
tutti alla mensa---andiamo tutti alla mensa---
andiamo tutti alla mensa...a
mangiare un essere senziente. Gli animali
possono cantare e ballare nei cartoni. Bambi è una bistecca di cervo
così carina. Gli aztechi credevano che divorare il proprio nemico
gli avrebbe donato la sua forza, e gli M&M, ci guardano negli
occhi e ci chiedono di spaccare i loro esoscheletri e succhiare le
loro interiora lattiginose, autorizzandoci ad accanirci sui loro
stomaci così dolci. Tutte le pubblicità e tutti i cartoni della
Disney,
e quindi
non pare possibile, del tutto possibile, che qualcuno, da qualche
parte, in un'oscura sala riunioni, abbia deciso di deviare
subliminalmente la popolazione verso il cannibalismo?"
Simon cerca di comunicare
tutte queste cose. Forse ci prova troppo duramente. Non è sicuro di
quali parole abbia utilizzato, ma quando ha finito, quando la sua
bocca è asciutta, Jason, Brad, e la ragazza stanno solo
sbadigliando. Poi se ne vanno.
Simon sospira. Osserva
dall'altra parte della stanza un pezzo di cocomero mezzo mangiato
lasciato su un piatto di carta. Simon si concentra. Le sue mani
scoccano, chirurgicamente. Quattro schiocchi di polso e tre carte
sibilano, lungo la sala, fino alla rossa carne viva del cocomero.
La quarta carta si
conficca, di un centimetro, nel robusto guscio esterno.
* * * * *
Simon percorre il terreno
avverso dei suoi colleghi e finalmente arriva ai suoi amici. Lo
stavano aspettando. Sono sempre pazienti. Potrebbero sembrare
immobili e silenziosi, ma Simon è abituato alle loro sottili
sfumature geologiche. E' un ragazzo sensibile.
Il mormorio dei
refrigeratori calma i suoi nervi. Nelle vibrazioni può percepire il
loro entusiasmo.
Ognuno di essi è stato
suo amico. Ognuno di essi gli ha spezzato il cuore.
Simon è un archeologo.
Gli inviano questi sacri templi e lui esplora le loro rovine. Scava.
I proiettili sono artefatti da estrarre. Legge il cuneiforme di
ferite da taglio e lividi, decifra lingue morte e poemi.
Simon è un negromante.
Taglia-ossa e bisturi sono focus e talismani. La scienza è un
rituale vuoto, promesse fallaci alla fisica. Lui canta requiem con
tagli chirurgici e voce inossidabile attraverso registrazioni
digitali. Tutti i suoi pazienti sono morti. Nessuno di loro si è mai
ripreso.
Ci sono tre fasi nella
sbornia da assenzio di Simon: la prima è composta dagli intensi
colori e linee sbiadite da maniaci impressionisti. La seconda è
lucida follia. Ma la terza fase è un sogno ad occhi aperti---
scene pienamente orchestrate, epiche e
fantasmagoriche dipinte sulle palpebre interne. Simon può
raggiungere questa fase restando in piedi. Si è disciplinato a
raggiungere questa fase mentre lavora. Quando Simon sorseggia
l'assenzio, il suo bisturi si piega in un sorriso metallico. Quando
beve abbastanza, il Laboratorio Autopsie 6 svanisce, e quando fa
scivolare la mano dentro quell'incisione a Y, il mondo intero cade in
pezzi. C'è uno squilibrio nella testa di Simon. Questo è quello che
dicevano i dottori. La sua mente prende delle scorciatoie---
mai intuitive e sempre ingegnose. Quando
Simon entra nell'Acqua Morta, il suo bisturi scompare, la scienza
svanisce in mezzo a nebbie verdastre, come se qualcuno fissasse del
codice binario fino a farsi sanguinare gli occhi, gli zero e uno che
si fondono nell'immagine di una farfalla appena prima di diventare
ciechi. Il Laboratorio Autopsie 6 si offusca del tutto e Simon rimane
con il suo paziente. Simon conosce la scienza---
sa di sapere, intellettualmente---
eppure tutto scompare. Tutte le incisioni
e i dati gli attivano
il pilota automatico. Il suo cervello si divide in più parti.
Rimangono solo lui e il suo paziente, che parlano nell'Acqua Morta.
Poi le Cornacchie
ingrassano.
E la pancia di Simon si
riempie d'amore, l'amore morto, il concentrato di nostalgia liquida.
Scorciatoie. Possono
essere problematiche nel mondo legale. I suoi colleghi e il Dottor
Reeves sono sempre così frustrati. "Mostraci il tuo lavoro!"
urlano. Simon ricorda la sua insegnante di matematica delle medie. Lo
rimproverava. Sibilava il suo nome, "Mr. Meeksss!" Le
risposte del piccolo Simon erano sempre giuste. Eppure, lei lo
rimproverava ogni volta. "Fammi vedere i compiti!"
Simon ottiene risposte
dall'Acqua Morta ed esse sono sempre corrette. Ha imparato a fidarsi
di quelle risposte. L'Acqua Morta è più astuta di lui, più grande
di lui. Per arrivare all'Acqua Morta, ogni cadavere deve spezzargli
il cuore.
Jason aveva ragione: dopo
il primo anno insegnano agli studenti a oggettificare, ad accettare.
Simon è andato nella direzione opposta. Simon personifica. Simon non
accetta, lui sente. Deve
fare male. E' così che funziona la sua dipendenza.
Devi sentire l'ago
prima di una dose. Eh, Jane?
Personifica.
Personifica.
Simon si prepara nel
Laboratorio Autopsie 6, infila guanti di lattice sulle sue mani
tremanti. Ricorda un filmato che ha visto in un documentario---
uno studio sull'importanza del senso del
tatto nei mammiferi. Gli studiosi avevano preso due cuccioli di
scimmia e li avevano messi in due gabbie separate. Facevano allattare
una scimmia tramite un morbido pupazzo peloso che poteva coccolare e
accarezzare il piccolo. L'altro cucciolo invece veniva allattato
tramite una bottiglia di metallo. Stesso nutrimento, ma niente
coccole. Nelle settimane seguenti, la scimmia numero due era
diventata un pasticcio tremante e nevrastenico. Quando, alla fine
dello studio, gli avevano offerto il pupazzo, si era gettata
disperatamente tra le braccia della sua nuova madre, tremando e
abbracciandola in modo maniacale.
Simon ha avuto poche
opportunità per un contatto intimo, per socializzare. I suoi morti
però sono sempre così pazienti con lui.
Durante l'indagine
iniziale, esterna, Simon li tocca intimamente come chiunque poteva
fare quando erano in vita. Poi, andando all'interno, Simon li tocca
ancora più intimamente, più
di ogni altro essere vivente, vagliando sentimenti e interiora.
Finalmente, nell'Acqua Morta, parla con loro, e sebbene il loro tempo
sia breve, l'Acqua Morta allunga gli istanti in giorni e mesi di
tempo onirico. Simon fa amicizia con loro, gli pone delle domande.
Quando sei morto?
Che significa quel
livido?
Chi ti ha sparato?
Con cosa ti hanno
percossa?
Ti hanno accoltellata
prima o dopo averti violentata?
Perchè tua madre ti ha
soffocato?
Eri spaventato?
Dentro e fuori vanno
questi amici dormienti. Simon lascia indietro la sua vita di
sonnambulismo, si libera della pelle da sonnambulo, e vive e prova,
prova profondamente,
giù nell'Acqua Morta. Purtroppo deve sempre finire. E' sempre
richiamato indietro.
Ognuno di loro è un suo
amico.
Ognuno di loro gli spezza
il cuore.
Tutti si allontanano
nuotando.
* * * * *
Simon spinge una barella
lungo i corridoi, come un bambino in overdose di zuccheri che
terrorizza il
supermercato con un carrello della spesa. L'ufficio degli ispettori
medici della Contea di Cook esegue circa cinquemila autopsie
all'anno. Un'abbondanza di opportunità per la sua dipendenza.
"Hey!"
Simon trasale bloccandosi.
Una mano seguita da un braccio scivola fuori da sotto il telo,
penzolando sul lato della barella.
Simon alza lo sguardo,
riprendendo fiato. Una donna. Dall'ufficio. La sua targhetta recita
Amy. Sta sventolando
una targhetta per cadaveri. "Hey Simon. Devi smetterla di
lasciare messaggi per le persone scritti
su queste. Stai spaventando a morte tutti
quanti."
"Scusami. Ho finito i
post-it. E c'erano un sacco di targhette." Simon sorride. Non ha
potuto farne a meno. Il basso nel suo cuore esplode in
una serie di rapsodie fatte di anfetamine.
"Ma di che ti sei
fatto?" Chiede Amy.
Simon scrolla le spalle.
"Mountain Dew. Solleticherà le tue interiora."
Amy scuote la testa e va
oltre nel corridoio. Simon avrebbe potuto dirle che la sua droga è
l'assenzio, ma non sarebbe stata una buona idea, e non sarebbe stata
la verità.
L'assenzio è solo il
mezzo, lo stimolante, il lubrificante. L'ingrediente attivo sono i
morti. I morti sono la sua droga.
Simon prende la pallida
mano penzolante nella sua, la tiene ed esamina per un momento. Gli
piacciono le mani. Le mani sono davvero espressive. Simon non è
bravo a leggere le facce, ma sa leggere una mano. Le mani fanno molta
più fatica a mentire. Simon gentilmente rimette la mano e il braccio
di nuovo sotto il telo e spinge via la barella. C'è altro lavoro da
fare.
Ogni anno, cinquemila
cavità toraciche sbadigliano aprendosi e urlano.
Simon le ascolta tutte
quante.
* * * * *
"Simon, che diavolo
stai facendo?" strilla la Dottoressa Oba Fulani. Ha un urlo
autoritario, come quello di una qualche sorta di dea materna. E' la
patologa più anziana, che si occupa delle faccende giornaliere,
direttamente sotto il Dottor Reeves.
Simon si blocca.
"Quello non proviene
dall'armadietto delle prove?" chiede lei con accento nigeriano.
Simon guarda
l'orsacchiotto tra le sue mani. Coperto di sangue, un occhio
mancante, con l'imbottitura che fuoriesce dal foro, sembra davvero
triste.
Gli orsacchiotti di
peluche possono soffrire di sindrome da sopravvissuto, Jane?
Simon guarda in basso
verso il minuscolo corpo, il petto appena ricucito, pronto per essere
fatto scorrere e chiuso nel freddo sonno, la loro avventura
nell'Acqua Morta ormai terminata.
"Glielo stavo
portando--- il
suo orsacchiotto," dice Simon.
"In nome di Dio,
perchè?"
"E' spaventata. E'
morta spaventata. Molto spaventata. Credeva che qualcuno sarebbe
arrivato a salvarla. Come nelle storie. Non capiva. E' morta
stringendo il suo orsacchiotto."
La Dottoressa Fulani lo
fissa. La sua bocca non è spalancata, ma lo fissa. Questa non è la
cosa più strana che gli ha visto fare. La rabbia sgombra il suo
corpo; vuole trattenerla, ma, dannazione,
Simon ha un modo di dire quelle cose così... autentico.
"Che cos'hai
scoperto?" chiede lei, le spalle che si rilassano mentre guarda
la bambina.
Simon pone teneramente una
mano sulla testa della bambina. "Trauma da colpo violento alla
testa. La causa della morte è stata un'emorragia cerebrale."
La Dottoressa Fulani
annuisce. "Il fidanzato di sua madre ha raccontato di averla
trovata così. Ha detto che c'è stata un'intrusione."
Simon scuote la testa.
"No. E' stato il fidanzato."
La Dottoressa Fulani
cammina dentro la stanza, ora molto interessata. "Davvero? Come
lo sai?"
"Me lo ha raccontato
lei."
La Dottoressa Fulani
sbatte su un banco il suo portablocco come una dea arrabbiata che
lancia fulmini. "Dannazione, Simon! Quello non basta. Devi darmi
qualcosa di meglio dei sospetti e---"
"Ma è corretto,
Dottoressa Fulani," la interrompe Simon. "E' sempre
corretto."
"Comunque non basta,
Simon. Non alla corte. O vuoi che si ripeta l'incidente di Twiss?"
Simon indietreggia.
Abbassa la testa. "L'arma del delitto è una pesante torcia
elettrica, la torcia del fidanzato. E' stato troppo forsennato per
ripulirla."
"Come sai tutto
questo?" chiede la Dottoressa Fulani.
Simon fa spallucce con le
sopracciglia. "Ha gettato la torcia in un cassonetto dietro
l'appartamento."
La Dottoressa Fulani fa
quasi per protestare, ma annota qualcosa sul suo portablocco. "Dirò
loro di cercarla. E Simon, metti via quell'orsacchiotto in mezzo alle
prove prima che lo veda il Dottor Reeves. Okay?
"Pugsley," dice
Simon.
"Cosa?"
"Il nome
dell'orsacchiotto. E' Pugsley."
"Come---?" La
Dottoressa Fulani lascia andare un sospiro esasperato e se ne va.
Simon attende che la porta
si chiuda, aspetta che i passi si allontanino nel corridoio. Poi
mette l'orsacchiotto tra le braccia della bambina morta.
"Sogni d'oro,
Tamara."
Simon la fa scorrere
dentro e chiude la porta del congelatore.
Già gli manca.
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