Mondo di Tenebra


Questa sarà la pagina dedicata al gioco di narrazione Mondo di Tenebra.
Che cos'è? Potrei reindirizzarvi alla pagina di Wikipedia ma preferisco cercare di spiegare direttamente di cosa si tratta.

Mondo di Tenebra è un gioco di narrazione. E' una cosa molto simile al gioco di ruolo cartaceo (e a questo vi rimando alla Sezione di Wikipedia dedicata) ma con una differenza sostanziale.
Non si dà priorità alle statistiche, alla potenza di un personaggio, ma alla storia, e come questa viene interpretata attraverso il personaggio dal giocatore.
Quindi non si prendono punti esperienza se si è campioni di forza e si uccidono quantità enormi di mostri e nemici.
La bellezza del gioco sta tutta nel creare un personaggio credibile con tutte le sfumature e convinzioni morali che questo può possedere, che verranno messe a dura prova durante la storia.
L'ambientazione del gioco è, come si può intendere dal nome, Horror: un termine che identifica un genere che può avere differenze enormi anche all'interno.
Mondo di Tenebra ha un tema principale in particolare: il simbolisimo minaccioso e l'occulto, in ogni sua forma.
Il mondo è il nostro stesso contemporaneo visto però in una chiave molto più decadente e inquietante, in cui mostri si annidano nell'oscurità tramando i loro intrighi nascosti dall'ignara massa umana.

I giocatori possono scegliere se interpretare dei personaggi umani alle prese con l'occulto oppure andare oltre il velo del sovrannaturale ed entrare nei panni di uno dei mostri o altri esseri sovrannaturali che vivono nell'ombra.

Il Mondo di Tenebra è un multiverso (per fare un'analogia si pensi al multiverso Marvel) in cui tre "macrogiochi" principali convivono, e sono:

  1. Vampiri il Requiem: Gioco di narrazione ad ambientazione gotica in cui ovviamente si interpretano   dei  vampiri.
  2.  Lupi mannari i Rinnegati: Gioco di narrazione di furia selvaggia, in cui si interpreta una rilettura moderna del lupo mannaro molto particolare, sicuramente diversa da quella dell'immaginario collettivo ma secondo me più interessante proprio per questo.
  3. Maghi il Risveglio: Gioco di Narrazione di stregoneria moderna, in cui si interpreta una persona che "risvegliando" la proprio anima ha appreso come modellare la realtà a suo piacimento. Il gioco forse più complesso di tutto Mondo di Tenebra anche per le tematiche filosofiche e teologiche.
 Esistono altri giochi di narrazione ambientati nel multiverso ma ho preferito metterli da parte per ora per concentrarmi sui tre principali.
Nei giorni seguenti inizierò a pubblicare i racconti tratti dalla storia che stiamo giocando tutt'ora intitolata "La notte di Erebo".
Ma non voglio lasciare a bocca asciutta anche chi si aspettava di poter leggere qualcosa di più di una semplice spiegazione del gioco, per cui ecco un estratto da una vecchia storia che giocai qualche tempo fa, dovrebbe aiutare a comprendere meglio l'atmosfera che si crea durante una sessione.
A presto per ulteriori racconti!





Sandro percorse gli ultimi metri che lo separavano da piazza del popolo.
Ravenna era una città piccola, come gli avevano sempre ripetuto, ma vedere la piazza alle due di notte, così grande e oscura, gli diede i brividi.
Il problema, o il bello che dir si voglia, è che lui adorava quei brividi.
Tanto per cambiare non c'era nessuno in giro, ogni vicolo rimaneva statico nel silenzio; non era una città viva di notte Ravenna, ma Sandro aveva deciso di cambiare le cose.
Il primo era stato un ragazzo probabilmente di etnia mediorientale, lo aveva trovato in piazza san Francesco, sotto i portici, mentre dormiva beatamente con ancora la siringa di eroina in mano e il laccio emostatico legato saldamente all'altro braccio.
Era lì, steso sui gradini con la testa leggermente inclinata a sinistra, un rivolo di bava che colava dalle labbra: come prima preda non avrebbe potuto chiedere di meglio.
E così aveva colpito, con il coltello che era solito utilizzare per tagliare gli enormi pezzi di carne fresca, prima che suo padre li esponesse sul banco della macelleria di famiglia. Sandro non aveva mai avuto una buona memoria, ma quei momenti gli erano rimasti impressi a fuoco: il coltello che lacerava la pelle, il liquido rosso che gli scorreva tra le dita e allo stesso tempo aveva tinto la lama.
Si era compiuto tutto nel giro di dieci secondi, li aveva contati. La gola del ragazzo ruscellava sangue al ritmo dei battiti del cuore, i quali erano calati di frequenza, sino a smettere completamente.
La notizia sconvolgente uscita sul Resto del Carlino il giorno dopo lo aveva reso pieno d'orgoglio: finalmente qualcuno aveva dato una scossa a questa città!
A quanto pare lo aveva trovato un gruppetto di ragazzi del liceo classico che avevano deciso di rimanere fuori da scuola quella mattinata.
"L'efferato delitto è stato perpetrato tra le due e le tre della scorsa notte" riportava l'articolo di cronaca. "Il poveretto non ha avuto nemmeno il tempo di reagire, la gola gli è stata tagliata da parte a parte con un colpo netto, preciso". Un sacco di complimenti che lo rendevano sempre più eccitato in questa seconda notte di caccia, distanziata da una settimana da quella fantastica prima volta. Aveva deciso di agire come i serial killer che vedeva nelle sue serie tv preferite, sebbene Ravenna non avesse una squadra della scientifica come quelli di CSI o di RIS. O magari c'era e lui non lo sapeva. Per questo doveva agire un'altra volta, doveva rendere "viva" la sua città, e come ripeteva sempre a sè stesso "Non esiste un modo più veloce e letale di sentirsi vivi che non sia quello di provare paura". E Sandro voleva che Ravenna provasse paura, sopratutto di notte, quando lui si aggirava per i vicoli del centro, alla ricerca della prossima preda.
Si muoveva con calma, come un qualunque passante che magari dovesse andare a prendere un treno notturno alla vicina stazione, insospettabile nei suoi jeans e camicia a quadri.
Stava attento a non fare rumore coi passi, così era costretto a muoversi più lentamente, ma così facendo aveva più tempo per pensare a come agire.
Poi lo vide. Era in fondo alla piazza, seduto sulla grossa catena appesa ai due paletti di pietra che costringevano i passanti a circolarle attorno o scavalcarla per entrare in via Diaz.
Sembrava che lo stesse aspettando, ma Sandro sapeva che di lì a poco avrebbe avuto paura. Stavolta però era diverso: la persona a cui si stava avvicinando era sveglia, quindi in grado di scappare, e lui non doveva permetterlo. Doveva agire subito, rapido, letale, senza lasciare via d'uscita. Ormai dallo sconosciuto lo separavano pochi passi, forse sette. Iniziò a contare: "uno, due", la persona era seduta dandogli le spalle, perfetto. "Tre, quattro": con un movimento fluido e quasi sensuale estrasse dalla tasca posteriore dei jeans il suo amato coltello. "Cinque, sei": Alzò la mano sinistra, pronto a prenderlo per i capelli e a usare l'altra per fare breccia nella sua gola. "Sette, ot-" Non ebbe modo di finire il conto. La persona di alzò e scartò di lato, senza degnarlo nemmeno di uno sguardo,  e si diresse a destra, verso la torre pendente.
Sandro rimase imbambolato, col coltello nella destra e la sinistra e ancora alzata, a prendere solo aria però. Con un movimento da rettile girò la testa di scatto, e lo vide che camminava tranquillo dirigendosi in un vicolo molto stretto, che iniziava appena passata la torre pendente.
Ancora prima di pensare, si ritrovò a seguirlo, entrando anche lui nel vicolo. Non si era nemmeno curato di riporre il coltello, la caccia si era impadronita di lui, e adesso doveva portarla a termine, a qualsiasi costo.
Di nuovo. Era davanti la cancellata della chiesa di San Giovanni Battista. Lo stava aspettando. Ma non c'era il tempo di chiedersi il perchè, così si avvicinò, stavolta veloce, per evitare che scappasse ancora.
Sotto la luce del lampione, lo vide. O meglio, la vide, visto che era una donna. Probabilmente non aveva raggiunto i trent'anni, e portava i capelli lunghi. La carnagione era bianchissima, ma serviva solo a rendere ancora più vivido il colore dei capelli, un rosso artificiale, quasi pulsante, che gli ricordò quello del sangue. La guardò in faccia. Occhi azzurri, freddi come il ghiaccio, come piacevano a lui. Ebbe un'erezione improvvisa, causatagli anche dal pensiero di poter togliere la vita ad un essere così bello.
Lei abbassò lo sguardo, sembrava come se potesse vedere la sua eccitazione sessuale sotto i pantaloni, poi parlò: <<Stanotte, qualcuno morirà>> Lui rimase a fissarla, incapace di rispondere, il coltello ben serrato in pugno però. "Lo so" pensò. Sandro decise che era il momento. Scattò rapidissimo e stavolta centrò l'addome della sua preda. "Maledizione. Non è perfetto in questo modo, sembrerò solo un assassino qualunque, dopo mi toccherà tagliarle la gola da morta, e non potrò contare i suoi ultimi battiti". C'era qualcosa che non andava però. Rimasero l'uno addosso all'altra, quasi come due amanti. Capì cosa c'era di strano: non sentiva niente di liquido tra le dita che stringevano il pugnale, il liquido rosso non stava uscendo, ma questo era impossibile.
Abbassò lo sguardo. La lama era penetrata fino al manico, non poteva averla mancata, ma non sentiva respirare, nè alcun battito del cuore. La cosa che lo riportò alla realtà fu la voce di lei. Era una voce calma, sensuale: << Povero, piccolo cucciolo>> Sandro sentì una mano che stringeva la sua, e lo constrinse piano piano a estrarre il pugnale dalla pancia della donna. La lama non era tinta di rosso. Sandro non capiva. Lasciò che la mano di lei togliesse il pugnale dalla sua presa. Rimase impetrito a fissarla negli occhi, che adesso lo ricambiavano quasi con pietà. <<Hai fatto male, a uccidere quello là. Uccidere è sbagliato, e ancora più sbagliato è uccidere la preda di qualcun altro, è la legge>> Lui conosceva la legge, sapeva che uccidere era sbagliato, ma se non lo faceva lui, non lo avrebbe fatto nessun'altro, e Ravenna sarebbe rimasta il solito mortorio.
Poi un dolore netto. Alzò la mano sinistra a tastarsi dove aveva male, vicino all'ombelico, e sentì finalmente il liquido rosso uscire fuori in grande quantità. Osservò la lama del coltello nelle mani della donna. Adesso era rosso, adesso andava bene. La donna iniziò a leccare la lama lentamente, aspettando che lui cadesse in ginocchio, nella pozzanghera di sangue prodotta dalla ferita.
"Si, qualcuno morirà stanotte, lo so, ma almeno adesso Ravenna è viva, e anche lei caccia". Cadde supino, con la vista che si annebbiava mentre vedeva le gambe della donna che si allontanavano a passi decisi. Riuscì a contare addirittura quattordici tra battiti del suo cuore e passi di Lei, prima di morire.





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