sabato 16 agosto 2014

Stranezza di proporzioni: Capitolo 13


Salve cari lettori! Avete passato un buon ferragosto? Qui nella landa ravennate è stato fresco e bagnato, quasi autunnale.

Quello che vi porto oggi è il capitolo più corposo mai tradotto sino ad ora. Il ringraziamento stavolta mastodontico va all'editor Sara che è riuscita ancora una volta nel suo lavoro sopraffino.


Come sempre vi lascio il link a tutti i capitoli usciti sin'ora:


http://nopipeblog.blogspot.it/search/label/Stranezza%20di%20proporzioni
 
In più per chi fosse interessato all'acquisto del libro in lingua originale, ecco il link:


http://www.drivethrufiction.com/product/96994/Strangeness-in-the-Proportion
 
Non mi resta che lasciarvi al capitolo, buona lettura!






Interludio: La Chiave

Ho la chiave.
Non sarò spaventato.
Non stanotte.
Non ho nemmeno chiesto un bicchiere d'acqua. Nemmeno una storia in più o la mia lampada da notte, Mr. Lucciola. Ho Snot. E' il mio orsetto. Ha solo un braccio perché ho provato questo trucco di magia con l'affetta-tacchini elettrico di papà. Papà era fumante. E' storia vecchia. Ero solo un bambino.
Però ho la chiave.
Non sono spaventato, non stanotte.
“Io siamo qua!” dico al buio.
Ho avuto un sacco di incubi notturni ultimamente. Nonno ha fatto una chiacchierata da uomo a uomo con me. Mi ha mostrato una cassa del tesoro. Ha detto che era una “cigar box.” Odorava come Nonno. C'era una chiave dentro. Sembrava pesante. Era una vera chiave, non quelle piccole cose appuntite che Mamma e Papà usano per accendere l'auto.
Ricordo che Nonno ha detto, “Questa, Jeramie, è una chiave fatta di ferro freddo battuto---il flagello di goblin, jabberwocky, e tutte le cose che si nascondono nel sempre-buio. Chiunque nel Vecchio Paese può raccontartelo. Ma questa non è solo una chiave, è la chiave, la chiave per l'Altro Posto.”
Volevo vedere la chiave tenendola tra le mie mani. Davvero tanto. Ma Nonno non me l'ha permesso. Ha detto che era più al sicuro nella cassa del tesoro. Era importante. Ha detto, “Capisci, Jeramie? Questa chiave chiude le grandi porte di ferro al loro mondo, così che nessun mostro o uomo nero possa farti del male. Possono provare a spaventarti. Possono ulularti addosso. Ma tu puoi ridere di loro, Jeramie, perché sai che la chiave è al sicuro con me.”
Nonno stava facendo un pisolino.
Mi sono intrufolato nella sua camera, come uno scassinatore, e ho tirato fuori la chiave dalla cassa del tesoro. Nonno potrebbe diventare fumante, ma sono stanco di essere un piagnucolone. Adesso, non ho paura.
“Io siamo qua!” dico al buio.
Nulla mi spaventerà. Nulla mi sussurrerà all'orecchio con voci fatte di latte acido e croste e zampe di ragno. Nulla mi morderà sotto gli occhi.
No. Vado a dormire...

* * * * *
Mi sveglio.
E' ancora buio.
Sbadiglio e ricordo un po' il sogno che stavo facendo sull'usare un'auto volante per uccidere un drago di gelatina con dentro dei pianeti.
Stringo la mano.
Oh no! Vuota!
Cerco la chiave, ma è davvero buio. Mr. Lucciola non è inserito nella presa. Mi sa che ho fatto una brutta cosa.
Tiro il lenzuolo sopra me e Snot. Tengo gli occhi chiusi. Cerco di credere di non sentire nulla.
Non la porta cigolante e lamentosa che si apre.
Non il buio che dice “Noi è qui!”.
Ma non riesco a credere più a niente quando i rumori si fermano e sento qualcosa che si sta trascinando sul mio lenzuolo...




Capitolo 13

Logica dei sogni.
Sono tutti bambini---ma sono anche adulti.
E' il ballo di Halloween delle scuole medie. E' anche il Santuario di Ossidiana allo stesso tempo. Ed è anche Carfax Abbey. Ci sono tutti. Tutti sono in costume. Simon è al sicuro, un disadattato nel regno dei disadattati, sorridente sotto il sudato sigillo di una maschera di gomma. La coppa per servire il ponce è piena di assenzio e nostalgia, e vicine alla coppa, allineate, ci sono le teste mozzate, ognuna pesante quanto un pollo da rosticceria, ognuna che riposa nel suo piatto di alluminio sulla tovaglia di plastica alla lavanda. Jolly Roger, con il suo sorriso oro-platinato, suona in una band di scheletri-pirata, su una tastiera che è anche un organo a canne. Byron, il corvo africano, è appollaiato sul microfono come cantante principale. La musica è “Sonata al chiaro di luna”---ma è anche “Mary Jane's Last Dance”. Byron canta. Poi Byron scompare, rimpiazzato dalle Cornacchie.
Non c'è transizione.
Tutti sono lì. E loro---i sogni---si contorcono tutt'intorno.
Simon si mescola con i suoi compagni di classe e sono ancora bambini. Sono anche cresciuti e alcuni si scusano per non aver capito Simon. Lui sorride e dice che è tutto a posto, perché anche loro sono preziosi nei ricordi.
In un angolo, l'Ufficiale Polhaus, da ragazzino, prende i soldi del pranzo a qualcuno.
La madre di Simon è lì, e appunta mazzolini di fiori alle ragazze e rose ai ragazzi---e non sono fiori ma falene dibattenti.
Il cane di Simon è lì---quello che è morto tra le sue braccia, nel vicolo---sano e felice.
E i pazienti di Simon volteggiano sulla pista da ballo. Alcuni di loro ringraziano Simon. Alcuni gli stringono la mano. Alcuni abbracciano Simon con l'intimità che si forma tra due persone soltanto tramite un'incisione a Y. Altri ancora danzano fino a Simon e aprono i loro petti, guidando la sua mano dentro per sentire le loro scintillanti anime così lisce al tatto. Tutti si aprono.
Toby Reynolds e gli altri bambini trascinano i loro blocchi di cemento sulla pista da ballo.
La piccola Robin siede vicino alla porta, pronta ad individuare i mostri in mezzo alle maschere di gomma.
E loro---i sogni---si contorcono tutt'intorno.
Simon balla con la ragazza dei cerotti Band-Aid, la sua ragazza per una notte e per sempre nei sogni. Solo che ora lei è Jane, e Jane è venuta al ballo di Halloween vestita come la Donna Appesa, e penzola in giro, dal soffitto, su una corda, e Simon deve galleggiare in alto per essere al suo livello. Simon getta il suo cappello e allenta il cappio in modo che possa accogliere anche la sua testa e il suo collo. Jane stringe forte Simon. Danzano nel vento.
Appollaiate su un'asta per microfono che si biforca come rami su un albero di metallo, le Cornacchie cantano in un gorgheggio alla Tom Waits: “E ora lei è morta. Per sempre morta. Ed è così morta e attraente adesso.”
Simon e Jane si baciano, avvolti nell'abbraccio del loro cappio. Lei gli sussurra nell'orecchio---dice che le dispiace di essere sparita, dice che non avrebbe dovuto seguirla nel buio.
“Devo farlo,” dice Simon.
Le Cornacchie cantano con una voce affilata come l'amore tra scheletri.
Poi Simon è sotto il tavolo, sotto la coppa, le teste mozzate, e la tovaglia di plastica alla lavanda---nascondendosi con la ragazza dei cerotti Band-Aid. Solo che lei è Nyx e Nyx è una bambina e Nyx è un'adulta e in ogni caso è un miscuglio di labbra viola sardoniche. Simon le mostra le sue ombre cinesi, e lei lo bacia sulla guancia.
Poi partono le urla.

* * * * *

Simon sussulta nel buio, le urla di così tanti cari che cessano di esistere. Ogni volta che ci svegliamo noi uccidiamo i nostri cari. Prende un bicchiere d'acqua. Tocca la ciocca di capelli bianchi che ha tenuto. Abbraccia il cuscino rovinato dell'hotel che ha ancora il profumo di lei.
“Questa non è una relazione ideale,” dice al buio.

* * * * *

Non riesce a dormire.
Quindi passeggia.
Piante morte. Pesce rosso morto. Pesce rosso molto morto. Le sue routine sono state disgregate; non ha ancora tenuto una cerimonia di scarico con questo tentativo fallito. Sta subentrando la decomposizione.
Se ne occuperà domani.
Passeggia.
Piante morte. Scritte sui muri: Jane Doe e altre frasi, simboli ed equazioni e graffi incomprensibili. Gli spasmi. Astinenza da Jane. Tutti i pensieri sono vetro rotto.
Il drogato di Acqua Morta.
Lo spaventapasseri tremante.
Niente Acqua Morta. Niente dose. Così prende un'altra zucca, un DVD, una bottiglia di assenzio, un bisturi e uno scalpello cranico. Osserva i morti sullo schermo nella presentazione originale del film muto Il Mondo Perduto, del 1925. Beve assenzio. Le linee si sfocano e lui resta affascinato osservando i crudi dinosauri in stop-motion e le altre creature antiche. Si ritrova a pensare alla coppia geriatrica che amoreggiava al vecchio cinema.
“Oh, guardati. Guardati,” cantilena una Cornacchia vivace nella sua testa. “Rimugina, rimugina, rimugina nei tuoi umori da Boo Bradley.”
Gli altri corvi fantasma pizzicano un basso con ritmo amaro, dai tendini dei morti nell'albero sottosopra.
Simon beve altro assenzio, e intaglia la zucca con il bisturi e lo scalpello cranico. Simon fa scivolare la sua mano nella polpa, sentendo tutte le gelide interiora, ricordando Jane e i suoi pazienti e quei momenti intimi nel Laboratorio Autopsie 6.
Poi Simon taglia ancora. Non è un intagliatore professionale di zucche, ma le sue mani sono chirurgiche e conosce i suoi strumenti, e taglia e taglia nella carne finché non può vedere la faccia di Jane.

* * * * *

Simon si nasconde sotto la tavola della coppa con Nyx. Inscena le ombre cinesi, e lei applaude e lo bacia sulla guancia. Sorseggiano ponce color smeraldo. Fuori, le Cornacchie cantano versi di Poe su un ritmo blues.
“Sai,” dice Nyx, “se scoprissi perché esattamente vuoi indietro Jane, probabilmente darei un po' di matto.”
Simon annuisce.
“Mi dispiace.”
“Va tutto bene,” dice Simon.
Si guardano a vicenda, da bambini.
“Avremmo dovuto conoscerci mentre crescevamo,” dice la piccola Nyx.
“Già,” dice il piccolo Simon.
Un quieto momento passa, sotto il tavolo.
Simon torna all'attenzione con un sobbalzo.
“Devo andare a cercare Jane.”
“Oh, Simon, non uscire là fuori,” dice Nyx, improvvisamente spaventata.
“Ma devo farlo.”
La piccola Nyx si morde il labbro viola. “Simon,” dice, “da alcune porte non puoi uscire senza essere cambiato. Da alcune porte, può uscire solo l'uomo nero.”
Poi cominciano le urla.
Fuori dal sotto-tavolo, tutti i sogni urlano. Qualcosa si è intrufolato nel ballo.
“Come un ladro nella notte!” strillano le Cornacchie prima di essere silenziate.
Nyx e Simon si stringono insieme, e fuori dal sotto-tavolo ci sono i suoni di urla e strappi, suoni di denti che masticano e bocche sbavanti. Simon fa una scelta. Strappa, aprendolo, un lembo di lavanda.
Fuori ci sono solo occhi neri da bambola e denti e denti e denti.
E fame. Fame del Destino Manifesto. Le loro bocche sono larghe come la perdizione; non possono averne mai abbastanza. Uno alla volta tutti i danzatori e i sogni cadono, morti e divorati. La Fame detiene un dominio illimitabile su tutto.

* * * * *

Sveglio.
La testa di zucca di Jane rotola fuori dal suo grembo, le urla di un miliardo di animali spaventati e un fiume di sangue e frattaglie nel retro del suo cervello. Sente la paralisi, il terrore inspiegabilmente profondo, come le fobie notturne nella sua giovinezza.
Bob. Il martello.
L'ho lasciato entrare, Jane. L'ho lasciato entrare.
Arthur Drake, il guru di Chicago, sorride a Simon attraverso la televisione. Un'altra notte. Un altro messaggio promozionale di Consumatori Apex che chiacchiera tra le tre del mattino e le quattro.
“Siate dei consumatori più potenti!”
“Siate alla cima della catena alimentare, negli affari e nella vita!”
“Partite nel piccolo, sognate in grande!”
Degli estranei danno testimonianza nell'occhio della TV. Simon è spinto a chiamare adesso e aderire al programma comprando audiocassette e CD di auto-realizzazione di Drake stesso; libri e guide per vendere i prodotti di Drake da casa; aiuti per la meditazione; supplementi di vitamine. Delle date lampeggiano sullo schermo per discorsi di incoraggiamento nelle sale conferenze di vari hotel e un grande evento in un'arena alla fine dell'anno. “Ascoltate Arthur Drake che parla dal vivo!”
Era sempre lì, Jane, sempre lì---prima che tutto iniziasse. Schemi piramidali e sorrisi. Zoofagia su una scala da mercato di massa.
Il martello.
Simon ostinatamente spezza la sua paralisi e incespica per casa sua. Le piante morte. I graffi sul muro. Arthur Drake che chiama dal salotto, dicendo che può insegnarti ad ottenere tutto quello che hai mai bramato.
Il martello.
Bob.
E' in cucina, avvolto in stracci unti, impastato in sangue antico.
“Non essere una sanguinerola, sii uno squalo!” urla Drake.
Simon aziona l'interruttore della luce.
L'ho lasciato entrare, Jane.
Nell'acquario torbido, il pesce rosso morto, il pesce rosso davvero, davvero morto, nuota in giro. Famelicamente.

* * * * *

“Allora dimmi, caro: hai riavuto indietro la ragazza?”
“No, mamma.”
“Beh, continua a provarci, tesoro.”
“Lo farò.”
“Oh... uh... tuo padre voleva sapere: sei riuscito ad entrare in un gruppo di aiuto?”
“Si, l'ho fatto.”
“Davvero?”
“Si. Sono bravi, mamma. Sono davvero bravi.”

* * * * *

Praticano la meditazione guidata. Poi Simon combatte con Nyx su una stuoia.
Ma prima di quello, Simon ha nascosto Bob---il martello da fabbro, non il dildo---in un armadietto della stazione ferroviaria.
E molto prima di quello, Simon ha lanciato un asciugamano sull'acquario, rifiutandosi di guardare di nuovo sotto di esso.
Quando Simon è entrato nel Santuario di Ossidiana, la piccola Robin lo ha esaminato. Simon si è sorpreso ad eseguire un trucco con la moneta per la ragazzina silenziosa. Simon non lo aveva mai fatto, non al di fuori dell'Acqua Morta e dei sogni. Robin ha sorriso e lo ha abbracciato.
“Jasper è morto,” ha detto Simon, e ha raccontato loro del corpo, della pistola e della carne in scatola. Ha fatto ascoltare la registrazione di Jasper. Dei mormorii sono vibrati attraverso il gruppo, e qualche lacrima è caduta. Nyx però ha preso il controllo e li ha calmati. Polhaus ha lanciato un'occhiata, ma non si è avvicinato a Simon, non ha detto nulla. Attraverso una serie di sguardi tra Polhaus e Nyx, Simon ha immaginato che si siano scambiati parole in materia. Sebbene abbia la metà degli anni e sia meno della metà della sua taglia, Nyx non è una persona che uno vorrebbe far arrabbiare.
E' anche persuasiva. Sebbene Simon ciondolasse ai limiti della stanza, alla fine è riuscita a portarlo sulle stuoie. Stanotte è una serata sull'autodifesa. Polhaus e Nyx insegnano al gruppo varie manovre e tattiche per la sopravvivenza urbana.
“Non sono vestito per educazione fisica,” ha detto Simon.
“Bene,” ha detto Nyx. “Quando arriverà il momento di usare quello che vi stiamo insegnando, non sarete comunque vestiti per questo, quindi sei già sopra la media.”
Simon si è tolto il suo cappello a bombetta, la giacca, la cravatta e le scarpe.
Alla fine, stanno entrambi sudando e sorridendo.
“Dove hai imparato tutto questo?” chiede Simon.
“Sono stata nei militari, davvero per poco,” dice Nyx. “Ho raccolto tutto quello che potevo quando potevo. Ora dimmi tu: dove diavolo hai imparato a muoverti così?”
“Charlie Chaplin.”

* * * * *

La stanza del dormitorio di Neil è il deposito per una collezione di biografie rock, libri sull'occulto, e album musicali. Poster di Jim Morrison e Aleister Crowley coprono i muri, e delle action figure dei Ghostbuster affollano il supporto per la TV. Attraverso un poster e una citazione, Albert Einstein ricorda a Simon che: La realtà è solo un'illusione anche se molto persistente.
Nyx aveva raccontato a Simon dove poteva trovare Neil Barnes e aveva aggiunto, “Vengo con te,” prima al Santuario. “Knock ha qualcun altro nel suo gruppo,” aveva spiegato. “La maggior parte di loro però è sparita nel nulla. Neil è un ragazzino intelligente. Ha saltato un po' di anni ed è entrato prima nel college. Neil e Jasper venivano saltuariamente al Santuario. Ed è lì che hanno incontrato la tua Jane Doe.”
Era sembrata preoccupata, ma ha cancellato quella faccia quando sono arrivati al dormitorio. Lì è tutta sorrisi e stizze giocose. Il compagno di stanza di Neil muore dalla voglia di essere d'aiuto.
“Non si è fatto vedere per qualche giorno,” dice, senza sembrare particolarmente preoccupato, occhieggiando Nyx dall'alto in basso.
Simon cerca sulla scrivania di Neil, lamentando silenziosamente l'assenza di organi da catalogare, pesare, e leggere, mentre Nyx entra dentro il ripostiglio di Neil e cerca sotto il suo letto. Il compagno di stanza coglie l'opportunità per guardare Nyx attraverso le nuove angolature permesse da questa posizione.
“Non troverete la strumentazione di Neil,” dice il compagno di stanza. “L'ha presa tutta con lui l'ultima volta che se n'è andato.”
“Strumentazione?” chiede Simon.
“Neil è davvero... avanzato,” dice Nyx, come se quello spiegasse tutto.
Scavano in giro un altro po', ma questo non è un cadavere e non è nemmeno una scena del crimine. Simon non ha alcun assenzio nel suo stomaco, nessun albero nella sua testa, così non ha alcuna sensazione per nulla. Setaccia in modo disattento. Sul retro di un blocco note dal nome Civiltà Occidentale, Simon trova un insieme di regole scritte a matita:

  1. Un esorcista dovrebbe avere sempre la sua musica.
  2. Un esorcista dovrebbe avere sempre i suoi occhiali.
  3. Un esorcista non dovrebbe mai, MAI spegnere la sua musica.
  4. Un esorcista non dovrebbe mai, MAI togliersi gli occhiali.
  5. Aspetta sempre che LORO vengano da TE.

Nyx raccoglie un'agenda rilegata in pelle e la sfoglia.
“Va bene, Simon. E' ora di andare.”
“Aspetta,” dice il compagno di stanza. Si avvicina a Nyx, vicino, spezzando tutti i livelli di spazio personale e bloccandola sulla porta. “Forse il tuo---” dà un'occhiata a Simon con uno sguardo dubbioso “---amico vuole andare a casa. Tu puoi stare e rimanere, stanotte. Forse puoi interrogarmi un altro po'.”
Nyx sorride.
“Ti dico una cosa, stallone. Sarò il tuo appuntamento stanotte se riuscirai a rispondere ad una domanda da quiz popolare.”
“Cosa?”
“Qual è l'età più giovane in cui un essere umano può masturbarsi?”
“Ah, cazzo.” il compagno di stanza sogghigna, un po' confuso ma incoraggiato, piegandosi ancora più vicino a Nyx, “Non lo so... dieci?”
“A dire il vero,” dice Simon, “gli studi fatti nella metà degli anni novanta indicano che un feto può effettuare tali attività; nell'utero, all'età di trentadue settimane di gestazione.” Simon non ha dato molta attenzione allo scambio, ma gli aneddoti medici gli sono semplicemente caduti dalla bocca mentre giocava con le sue carte, trasformando jack in regine.
Nyx e il compagno di stanza lo fissano per un istante.
“Beh, sembra che mi sbagliassi anch'io,” dice Nyx al compagno di stanza mentre lo aggira e prende il braccio di Simon.
“E credo di avere il mio appuntamento per la sera. Scusami se ciò ti lascia tutto solo stanotte. Guardandola dal lato positivo, in questo hai fatto molta più pratica di quanto tu abbia mai realizzato.”
E chiude la porta.

* * * * *

“Hai una vena maliziosa,” dice Simon, di nuovo nell'auto di Nyx. E' un maggiolino Volkswagen viola, rinominato amabilmente come “la Nyx Mobile” da tutti i membri del Santuario di Ossidiana. Hanno un affetto speciale per l'auto; è entrata in molti dei loro vialetti di casa ad ore inumane della notte, portando aiuto quando non potevano chiamare nessun altro.
“Si, beh, è un modo di affrontare le cose,” dice lei, maneggiando aggressivamente il cambio marce. “E' un modo per intimidire.” Mima di stritolare un Bob invisibile---il dildo, non il martello. “Quando sono preoccupata, faccio delle battute volgari.”
“Fai un sacco di battute volgari.”
“Si, lo faccio, non è vero?”
Simon guarda nell'agenda. Dentro c'è un opuscolo per Consumatori Apex, così come un volantino per il Club Wendigo, proprio come quello della stanza di Jane all'hotel. Occasionalmente, su una data nel calendario, c'è un indirizzo. Ogni indirizzo è indicato con un “livello”---la maggior parte sono 1 e 2, e l'occasionale 4.
Simon prende un po' di sorsi dal suo thermos.
Le Cornacchie puliscono le loro piume piene di granelli di morte.
“Cosa sai dei Consumatori Apex?” chiede Simon.
“So di aver visto troppi dei loro messaggi promozionali.” Nyx si volta verso Simon. “Insonni unitevi! Qual è il suo nome---Arthur Drake? Già. Guru dell'auto-realizzazione, maestro del materialismo. 'Siate consumatori più potenti.' Che stronzate. Con cassette e libri così puoi programmarti a volere ancora e ancora altra merda di cui non hai bisogno. Devo riconoscerlo però a quell'enorme coglione, ha combinato la roba sull'auto-realizzazione con uno schema piramidale assassino, così fa vendere alle sue reclute le sciocchezze della sua compagnia con la speranza di diventare ricchi come lui.”
Nyx cambia marcia, con violenza. Effettivamente intimidisce.
“Ovviamente, girano anche le voci più strane,” dice lei.
“Voci strane?”
“Ci stiamo indagando sopra.”
“Ci state indagando sopra?”
“Si. Non beviamo solo caffè e raccontiamo storie di rapimenti. Le truppe ci stanno lavorando.”
Simon si lascia andare sul sedile e, nella sua mente, setaccia tutti gli eventi e il poco che sa di Ichabod Knock, Neil e Jasper. Le Cornacchie strappano gli indizi fino all'osso e giocano con le briciole.
“Jane,” dice Simon. “Lei li teneva uniti. Ha dato pace alle loro menti. Lei poteva farlo. I suoi occhi dorati. Dici che il gruppo stava investigando su delle... cose brutte. Jane scompare. Poi tutti loro cadono. Ichabod sparisce. Jasper si suicida. E Neil---è senza il suo team. Forse fa un'ultima escursione, per dispetto, o per rabbia, o per provare che nulla è cambiato. Esce e---”
“Che stai facendo?” chiede Nyx.
Simon apre gli occhi e osserva le sue mani che si muovono spinte da una loro mente autonoma.
“Io---Sto estraendo organi fuori da un'incisione a Y. Mi aiuta a pensare.”
“E' un po' inquietante.”
“Lo è?”
“Come ci riesci?”
“Cosa?”
“A essere carino e inquietante allo stesso tempo?”
Simon alza le spalle e arrossisce, e Nyx sorride. Poi pensano a Neil. Il sorriso svanisce, e procedono in silenzio. Vanno diretti a sud verso l'ultimo indirizzo nell'agenda di Neil, segnata diversi giorni prima. Guidano verso un Livello 6.
Alla fine, si fa buio.

* * * * *

Il quartiere rivela strati su strati di abbandono.
Simon e Nyx ricontrollano l'indirizzo ma sanno di essere nel posto giusto quando guardano in alto e notano che i tetti degli edifici del quartiere sono tutti coperti da croci costruite con antenne TV ripiegate frettolosamente. File su file di croci di filo metallico tremano nel tardo vento di ottobre.
Bambole rotte. Questa è una pista di bambole rotte, e io avevo sperato di trovarne una intera. Eh, Jane?
Al centro dei fili tremolanti e crocefissioni TV: un edificio di mattoni scoperti, una volta facoltoso, ora affettato in appartamenti ristretti. Entrano. Simon sta ancora vagando nella sua testa con le domande, le sue mani ancora viscide con viscere metaforiche. Fuori dai suoi pensieri c'è un bel po' di muffa, tante porte, tante ombre e tante voci. Simon non capisce le voci---la maggior parte di esse parla in uno spagnolo affrettato---Nyx però sembra afferrare e bussa su porta dopo porta finché c'è una folla maldisposta nell'atrio. Pone loro domande che finiscono con “Neil Barnes” mentre, nei muri, le tubature gemono e si lamentano.
Infine, una donna anziana parla. Le ombre sul suo viso sono le più profonde, e le Cornacchie individuano tutti i brutti ricordi intrappolati nelle rughe.
“Come le storie oscure catturate tra gli anelli di un albero di impiccagione,” dicono.
Un uomo litiga con la megera ma lei risponde a tono. Accompagna Simon e Nyx fino a una porta che conduce al seminterrato.
Poi Simon è giù nel buio con una torcia. La vecchia donna non andrà oltre il primo gradino, e Nyx le pone delle domande. Simon spazia con la piccola luce sul pavimento sporco nel buio. Tutto odora di utero di ragno.
“Salve?”
Simon lo trova vicino a un muro lontano, uno strano paio di occhiali elettronici.
Un esorcista dovrebbe avere sempre le sue strumentazioni.
La donna anziana è ancora in alto, le sue parole stanno diventando veloci---vocali terrorizzate che rimbalzano dentro un flipper malevolo.
Sebbene Simon non sappia cosa sta dicendo, riconosce che sta ripetendo la stessa frase ancora e ancora.
Comincia anche a realizzare che è davvero freddo giù nel sotterraneo e l'edificio sta facendo i suoni più strani.
Un esorcista non dovrebbe mai, MAI togliere la strumentazione.
Nyx dice, “Simon, andiamo!”
Ed è giù per la scala, che afferra il braccio di Simon.
“E' ora di andare!”
E sono su per le scale, attraverso la porta e oltre la donna anziana singhiozzante e tutti gli occhi, ombre, porte e muffa. Poi c'è un altro insieme di porte e sono in macchina e stanno filando via. Dietro di loro, il filo tremante prega il cielo.
Simon alla fine chiede, “Cosa ha detto? Cosa ha detto su Neil?”
Nyx accelera.
“I muri lo hanno mangiato. I muri lo hanno mangiato.”

* * * * *
Tutte queste bambole rotte, Jane, con le loro parti di bambola rotte.
“I muri lo hanno mangiato,” dice ancora Nyx.
“Pensi che sia vero?” chiede Simon, rompendo un lungo silenzio.
“Non importa. Se hai un brutto presentimento te ne vai.”
Simon guarda fuori dal finestrino. Il cemento, a quella velocità, scorre come acqua scura. Saluta gli scheletri che nuotano e pensa alle persone intrappolate nei muri e pensa alle porte, le porte!---e finestre---così tante---che sfrecciano via. Tutte quelle porte e finestre, e ogni portale sarebbe un'altra storia se uno lo aprisse.
“Guardi un film dell'orrore,” dice Nyx, “e ti consumi la voce a urlare a una qualche oca bionda dalle tette giganti. 'Non salire le scale! Non aprire la porta!”
Simon annuisce e le Cornacchie osservano il cemento che passa.
Credevo, Jane, che un giorno avrei potuto prendere un martello pneumatico e liberare tutti gli scheletri nel cemento di Chicago. Poi mi avrebbero raccontato tutti i loro segreti, mi avrebbero raccontato di come tutte le strane storie combacino insieme, giunto per giunto, in una sola trama. Quello era prima che comprendessi l'indovinello di Knock.
“Merda! Ah, Neil.” Nyx picchia il suo volante con un pugno.
“Non puoi esitare. Non nel buio. Ti prude la spina dorsale? Scappi. Non vai giù per le scale. Non investighi il magazzino sospetto, da solo, di notte. Non leggi quei cazzo di passaggi del libro arcaico che ha portato i suoi ultimi cinque possessori alla follia con le sue verità inspiegabili. Non esiti, perché il buio è più grande di noi. Noi, tutti noi, non ne sappiamo un cazzo. Knock pensa di poter continuare a frugare in giro, ottenendo abbastanza segreti da proteggersi---merda. Hai visto cosa succede. Il Santuario è un gruppo di sopravvivenza. Ti aiuteremo, Simon, al meglio che possiamo, ma non andremo giù per il sentiero di Ichabod.” Picchia di nuovo il volante, ancora più forte. “Cazzo! Io non sono quell'oca bionda! Sono la ragazza fica dai capelli scuri, sardonica e favolosa---ma con alcuni disturbi emotivi e un passato problematico. Quella che tifi perché riesca a ragionare e a farcela fino al sequel. Sto scappando dalla casa degli orrori!”
Simon lascia che le parole scorrano dalle sue labbra viola. Non la interrompe. Niente Neil. Nemmeno un cadavere. Deludente. Si sente dispiaciuto però anche per Nyx, sente dolore perché lei sente dolore e si sente goffo perché non sa cosa fare. Così, trattiene il respiro e allunga una mano insicura, stringendo la spalla di Nyx e massaggiando il retro del suo collo come ha visto e sentito fare lei a lui nel ripostiglio all'incontro del Santuario---mimando al meglio che può.
Nyx sorride, alza una mano e stringe quella di Simon.
Ho imparato, Jane, che non è poi così difficile interagire coi vivi, non se pretendo che siano morti.
Simon lascia indugiare la sua mano, assaporando il calore.
“Oh, Simon. Probabilmente pensi che sono una chica pazza, no?”
La testa di Simon scocca di lato.
“Paragonata a cosa?”
Nyx sorride a metà, e per metà singhiozza.
“Forse è questo il motivo per cui mi piace andare in giro con te, Mr. Meeks. La relatività. Whoa---stai bene? Stai tremando.”
Simon fa del suo meglio per tenere ferme le mani. “Non ho avuto la mia... Non ho visitato l'Acqua Morta per un pezzo.”
“Drogato di Acqua Morta!” dice una Cornacchia.
“Spaventapasseri tremante!” dice un'altra.
“Ho fame!” dice una terza.
“E' una brutta dipendenza,” dice Nyx. “Le nostre sessioni di meditazione aiutano?”
“Un po'. Ho trovato il mio animale totem.”
“E?”
“L'ho dissezionato. Ha aiutato. Un po'.”
Wow.
Dopo un momento, Simon sospira e nota, “Jane li teneva insieme---Knock e gli altri---li manteneva sani. Poteva farlo. Ma quando è sparita, il buio li ha presi. Chi era lei?”
“Non lo so,” dice Nyx. “Qualcuno di speciale.”
“Si.”
La mente di Simon divaga: osserva un cartellone che balena vicino---realizza di essere affamato---pensa alla barretta di caramello---il nome della marca---la galassia della Via Lattea, Milky Way. Le luci sfocate sono diventate stelle---UFO---leggende urbane---segreti cosmici---l'Ade---religione---dei---salvezza---morte---e barrette Milky Way.
Simon prende il registratore di Jasper dalla tasca.
Play.
“Sono... sono tutti intorno a me proprio adesso,” dice la voce dell'uomo morto.
Stop.
Rewind.
Play.
“Sono... sono tutti intorno a me proprio adesso.”
Simon ascolta l'ondata di statico, proprio dopo la frase, e la debole cadenza in essa.
Le Cornacchie cantano, “Carne in scatola, morte e barrette Milky Way.”
E poi, i corvi fantasma intonano, “Tre possono mantenere un segreto, se tutti e tre sono morti.”
“Non con me,” dice Simon.
“Non con te, cosa?” chiede Nyx.

* * * * *

Simon si rifiuta di andare nella cucina, si rifiuta di guardare nell'acquario. Sfoglia l'agenda di Neil, trovando il tre settembre segnato, non con il solito indirizzo, come le altre note, ma con Cimitero della Madonna di Bachelor Grove. E dopo quello delle coordinate GPS: 41° 37'51.16”N --- 87°46'14.27”W.
In disparte, nei margini, una nota scritta più in fretta reca: C'è una Signora in Bianco nel Cimitero. Cefalopodi arrabbiati sotto la gonna.
Simon diventa affamato.
Si rifiuta ancora di andare nella cucina. Le Cornacchie sono affamate, e lui trema nell'astinenza. Poi Simon la vede --- un’altra nota, in una grafia diversa, sul retro del volantino del Club Wendigo dall'agenda di Neil. Include un indirizzo e, sotto quello, le parole insistenti:


RIFUGIO SICURO
---Ichabod

Simon freme, guarda in giro per la sua stanza come se uno spettro potesse saltare fuori e rubare il suo indizio. Compone il numero di Nyx.
Nessuna risposta.
Simon cammina fino a una libreria e rimuove il pesante tomo: Stranezze dell'Illinois. Lo apre arrivando alla quarta di copertina con la biografia dell'autore: Ichabod Knock si nasconde da qualche parte a Chicago, con i suoi gatti.
Simon compone di nuovo il numero di Nyx.
Nessuna risposta.
“Agisci, Simon! Riprenditi la ragazza,” strillano le Cornacchie.
Simon dice, “Ma Nyx---”
“Non stai andando da solo, Simon,” dicono le Cornacchie. “Mai da solo. No. Lo stormo-in-uno---tempesta spettrale in una tazzina. Vai!”
Simon afferra il suo cappello e giubbotto e stringe la sua cravatta lacera mentre le Cornacchie canticchiano i loro necro-blues, i loro testi entropici-beatnik, le loro filastrocche apocalittiche.
Simon prende l'agenda e si avvia fuori dalla porta. Girandosi piegato in basso, per chiudere la porta, lo annusa.
Chimico. Strano... ma familiare.
Simon si gira.
Tre di loro---tre forme fattesi silhouette tramite il lampione tremolante, osservano Simon sul suo uscio. Da un lato, una silhouette dalle spalle larghe, alta, dagli arti lunghi, una minacciosa e oscura forma a V. Al centro, una silhouette ancora più alta, dalle spalle strette, una figura palo-totem ombrosa che si erge sempre più in alto. Dall'altro lato, una silhouette di altezza media, secca, fragile, ristretta in se stessa con la testa curvata in avanti e le braccia strette sul petto. Tutti e tre gli stranieri indossano cappelli logori con gli orli ampi e deformati. Simon non riesce a vedere alcuna faccia. Tutti e tre rimangono fermi, perfettamente fermi, in pose dalle pieghe bizzarre.
E stanno lì.
E fissano.
E un lungo, silenzioso battito passa.
Un lungo battito.
Le Cornacchie fissano.
Il silenzio macina le terminazioni nervose di Simon finché pensa che potrebbe urlare solo per far tacere il silenzio. E' quando la silhouette dalle spalle larghe si gira verso i suoi compagni e produce un orrido rumore bagnato, un gorgoglio smorzato.
Il suono sembra attivare gli altri due. Come delle marionette di carne, si muovono con goffi strattoni.
“Noi giocare?” dice la silhouette palo-totem altissima con una voce profonda e risonante.
“Non siamo statue di cera, mmm? Lei dovrebbe pagare, mmm?” dice la silhouette fragile in uno stridio.
Tutte le loro frasi innaturali escono fuori insicure, un mezzo punto di domanda in coda ad ognuna.
La silhouette larga gorgoglia ancora, impaziente.
La figura altissima reagisce, si fa avanti, e dice, “La stagione è autunno... il tempo passa... prima senza parole... poi... il mio socio ti prende... poi entriamo... poi abbiamo dialogo.”
Simon, congelato, sente qualcosa che si manifesta invisibile, e lo spazio tra lui e le figure muta in vermi e larve. La forma dinoccolata della figura larga si muove in avanti con uno scatto, afferrando Simon per il collo e sollevandolo da terra. Si muovono nella sua casa rabbuiata, seguiti dalle altre due forme. Da così vicino, Simon può vedere che tutti indossano degli impermeabili di plastica e guanti di gomma gialli, il tipo usato per le pulizie casalinghe. L'incresparsi bagnato di tutta quella plastica e gomma puntualizza ogni loro movimento.
E c'è l'odore---chimico, familiare.
Simon vede, sotto la muffa e gli impermeabili, dozzine di forme verdi appuntate ad ognuna delle tre figure, dozzine di pini verdi, del tipo deodoranti per auto. Dozzine di pini felici punteggiano ognuna delle forme dinoccolate come assurde medaglie di guerra, come candele su una torta di compleanno ammuffita---e il profumo di pino chimico si acuisce. Sotto quello però c'è un profumo che è molto, molto familiare per Simon.
Simon si dimena nella presa, e lo straniero largo lo sbatte contro un muro.
Un'altra frase sforzata.
Gli altri stranieri sembrano persi.
Lo straniero largo gorgoglia, impaziente, attivando i suoi compagni.
“Noi giocare?” dice lo straniero altissimo. “Bene... il mio socio ti tiene... con minaccia... bene... il mio socio... ti fa domande... se tu non confessi... il mio socio ti sistema... il mio socio ha posto le domande?”
E' buio, e gli orli dei cappelli deformi sono ampi, e Simon non vede alcun viso.
“Ce lo dirà, mmm?” stride lo straniero avvizzito.
“Dov'è lei, mmm?”
“Chi?” chiede Simon, i piedi penzolanti. Calcia le gambe e l'inguine del suo catturatore ma lo straniero largo non sembra notarlo.
“Non fare giochetti,” dice lo straniero avvizzito. “Il mio socio ti sistema, mmm? Non c'è... tempo. Non esiste. Ho delle commissioni da... fare... Devo prendere un quarto di latte... avevamo finito il latte... Mamma era piuttosto brusca a riguardo... Non devo rivoltare... il suo umore... contro di lei... cosa, con lei bloccata a letto tutto il tempo... non c'è tempo. Mmmamma---”
Lo straniero largo interrompe il suo compagno con un gorgoglio impaziente.
Lo straniero avvizzito si riconcentra. “Dov'è lei?” stride.
“Hai posto le domande?” chiede lo straniero altissimo, ignaro. “ Il mio socio pone le domande. Se non confessa, il mio socio... lo... sistema. Poi usciamo... silenziosi. Sfumiamo in nero.”
“Mmmamma,” stride lo straniero avvizzito. “Lei è morta... anni... e anni... fa. Non... c'è... tempo.”
“Sfumiamo in nero,” ripete lo straniero alto. “Erano tutti usciti, allora. Tutti hanno... lasciato. Julie diceva che ero un bugiardo in tutto. Diceva che mi aveva sorpreso a scoparmi una delle mie studentesse, così dovevo aver mentito su tutto il resto. Ma non è... vero.”
“Mamma è morta,” stride lo straniero avvizzito, “e loro dicevano che ero io, mmm? Ma non ero io. Io... cambiavo le padelle. Io... non potevo uscire con gli amici. Io... non potevo vedere una donna. Lo rimpiangevo. Mi risentivo, mmm. Ma non sono stato---”
“Julie,” dice lo straniero alto. “Lei diceva che avevo dato il ruolo a Desdemona perché mi aveva scopato. Non vero. Lei era... così talentuosa. La migliore che avessi mai visto. Mi aveva dato un libro di opere di Samuel Beckett perché erano le mie preferite. Sembrava abbastanza innocente. Non abbiamo scopato fino a dopo che le avevo dato la parte... poi tutti loro hanno lasciato... via Julie... via Desdemona... via università... usciamo in silenzio. Sfumiamo... in nero.”
Simon cerca di seguire da sinapsi a sinapsi putrefatta.
Strane carte nella mia partita. Eh, Jane? Cos'erano---chi erano---prima dei loro orrendi per-sempre?
Simon fa apparire un bisturi e lo affonda profondamente nell'avambraccio dello straniero largo, ma lui non lo nota. Gli altri due stranieri continuano a borbottare.
“...non ho staccato la spina alla macchina. Non c'è... tempo. Devo... prendere un quarto di latte...”
“...e lei aveva iniziato a piangere... quando non potevo mantenere un erezione... come se si ripercuotesse male su di lei... via, tutti---”
Lo straniero largo spezza il groviglio di parole con un grido e un gorgoglio, più forte, poi una seconda volta, più forte e violento, mentre pesta i piedi. Gli altri due stranieri scattano all'attenti.
“Dialogo,” dice lo straniero alto. “Il tempo passa. Il mio socio pone le domande.”
Lo straniero avvizzito guarda a Simon con improvvisa chiarezza di intenti e stride, “Dov'è la ragazza con gli occhi dorati?”
“Non lo so,” dice Simon attraverso la stritolante presa gialla. “Non è qui.”
Una pausa e silenzio.
“Ha posto le domande?” chiede lo straniero alto. “Bene. Io esco.” Lo straniero alto cammina impettito in casa, fuori dalla prospettiva di Simon.
Un' altra pausa e silenzio, e un'automobile passa per la strada, i fanali che illuminano per un attimo le fattezze degli stranieri.
La bocca dello straniero largo era stata cucita?
Erano stati cuciti anche gli occhi dello straniero avvizzito?
“Lei non è qui,” dice lo straniero alto, tornando. “La stagione è autunno e il tempo... passa, prima senza parole. Poi noi usciamo, silenziosi. Svaniti.”
Simon vola nello spazio, lanciato via dall'enorme mano gialla. Si schianta in un muro e sul pavimento.
Quando alza lo sguardo, sono spariti.

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