lunedì 17 febbraio 2014

Stranezza di proporzioni: Capitolo 8



Ed eccoci finalmente al secondo atto della traduzione di questo romanzo! Riuscirà Simon a riprendersi dopo i fatti dell'obitorio? Come sempre i ringraziamenti vanno alla cara editor Sara che anche in mezzo ai deliri accademici non manca mai con le sue correzioni.

Ecco il link al capitolo precedente che contiene tutti i collegamenti ai vecchi capitoli:

http://nopipeblog.blogspot.it/2014/02/stranezza-di-proporzioni-capitolo-7.html

Ed ecco il link invece per chi fosse interessato ad acquistare il libro in lingua originale, in formato cartaceo o elettronico:

http://www.drivethrufiction.com/product/96994/Strangeness-in-the-Proportion

Godetevi il capitolo!





Atto secondo

"Infine la nuova luna era giunta. La notte era buia come la pece,
e le promesse ai morti sono sacre e debbono essere mantenute."
---Conte Carl von Cosel (1877-1952)
radiologo, romantico, e necrofilo



Capitolo 8

Una volta, il bambino era sparito. Ogni anno la madre del ragazzino lo portava all'ospedale, così che potesse vedere il luogo dove suo padre eseguiva chirurgie estetiche e dove insegnava agli studenti di medicina le sue tecniche. Ci era voluto un discreto tempo prima che i genitori notassero che il figlio, così tranquillo, era sparito. Cercarono su e giù per i corridoi, nei magazzini, in armadi pieni di scorte medicinali, e la squadra di ricerca crebbe.
Fino a quando solo una serie di porte rimase.
"No."
"Non può essere forse..."
Dopo tre ore, trovarono il piccolo Simon nell'aula, seduto vicino alle teste mozzate, mentre le ascoltava e poneva loro domande. Tutti coloro che ascoltarono il bambino rimasero sbalorditi dalle parole che giungevano dalla sua bocca.
Cos'era accaduto in quelle ore? Il ragazzino era entrato nella stanza, aveva trovato dozzine di teste---ognuna di esse che riposava in una teglia per arrosto di alluminio, per raccogliere i fluidi che scolavano; ognuna di esse coperta da una tovaglia bianca; tutte disposte su tavoli ricoperti da fogli di plastica alla lavanda, coltelli e ganci posizionati, nitidamente, come posate, tutto arrangiato come per una braciolata estiva? Una delle tovaglie era scivolata in terra come un terrificante sipario? Simon era scappato, nascondendosi, solo per tornare in punta di piedi per conoscere i suoi nuovi amici? Potevano solo fare congetture, mentre guardavano il bambino. Aveva sistemato le teste in circolo sul pavimento. Si era seduto in mezzo, tenendo una testa, quella di una donna anziana, e le sussurrava rassicurazioni mentre faceva scorrere una mano confortante sui suoi capelli. Le sue mani erano incrostate e sporche, come spesso sono quelle dei ragazzini così piccoli, ma erano anche scintillanti e rosse.
Quando i suoi genitori lo videro, rimasero senza parole. Sua madre allora lo aveva preso in braccio, dicendo, "Simon, che cos'hai fatto?"
Velocemente aveva spiegato al figlio che le teste erano state donate e utilizzate dagli studenti per fare pratica con le chirurgie facciali e che non c'era nulla di cui essere spaventati.
"Ma io non sono spaventato, Mamma," aveva detto il ragazzino. "Avevano bisogno di parlare con qualcuno."
Sua madre lo aveva portato fuori dalla stanza, e lui l'aveva abbracciata, lasciando piccole impronte di mani insanguinate sul suo vestito.
Più tardi, Simon avrebbe scritto con i pastelli delle storie elaborate---una per ogni testa tagliata. Ma nessuno capì mai il significato di quelle parole. Suo padre buttò via tutte le storie. Qualcosa cambiò quel giorno nella relazione tra padre e figlio. Ci sarebbero stati dei tiepidi tentativi per convincere il suo ragazzo a farsi prendere dalla vocazione per la chirurgia estetica, ma da lì in poi, si allontanò da Simon, raccontava di lui il meno possibile, e parlava con lui ancora meno. A volte dava degli sguardi furtivi al suo bambino, nello stesso modo in cui uno scrittore frustrato guarda un cassetto chiuso a chiave dove ha gettato un'imbarazzante bozza, convinto che non ci sia modo di salvare il pezzo, non importa quante riscritture, convinto al punto da pensare di dover rinunciare alla scrittura intera, e mai più creare una cosa del genere.
Così Simon crebbe in stranezza e statura.

* * * * *
Osservate la scia, il fiume luminoso di anime che scorre nelle correnti di particelle di luce. Gli spettri argentati. Gli spettri nero seppia. Gli spettri monocromatici.
Purgatori passatempo, a volte ruotano su vecchie pellicole proiettate. Simon mangia pop corn dolci, manciate di ricordi autunnali intrappolati nel sapore salato-dolce. Sorseggia dal suo thermos. "Sono tutti morti, sapete," dice Simon alle Cornacchie. Tutte annuiscono silenziosamente sull'albero fantasma. La scia. Il portale immagine-sfarfallante per l'aldilà.
Rifugio. Simon doveva pensare. Riconnettere. Il minuscolo mondo di Simon ha pochi rifugi sicuri, e il più sacro di essi è stato violato. Quindi è venuto qui, nel suo buio utero tappezzato di borgogna, con il battito del cuore di un organo a canne che calma la sua mente preoccupata. A Simon è sempre piaciuto il Gateway Theater. E' stato costruito negli anni trenta con un enorme auditorium, sipari e tappezzeria rossi, colonne, decorazioni scolpite nei muri, oro e fascino, e quel meraviglioso organo a canne---tutto semi-restaurato, lievemente logoro, e accattivante. Tutto è carico di ricordi e nostalgia, come i tesori nelle unità di congelamento all'obitorio.
E' proprio come dovrebbe essere un cinema, Jane.
Gli enormi e moderni multisala non sono un luogo per il nostro eroe, con le loro resse e le pubblicità iper-cinetiche. Tutti quei loghi e prodotti, quei simboli e segnali che fluttuano nell'aria, cancri per il pensiero e programmazione subliminale. Tutti quei media là fuori, segni e televisione e radio e la diffusione degli slogan di internet, che divengono virali, contagiando la vita. Questi meme potrebbero continuare a evolversi, questi pensieri aggressivi? Potrebbero divenire coscienti? Jingle di bevande analcoliche che prendono vita nell'aria e nelle nostre teste, a causa del costante bombardamento di radiazioni pubblicitarie?
Che mutazioni potrebbero seguire?
Pubblicità e finestre pop-up guidano i pezzi di vetro nel cervello di Simon.
E' troppo sensibile per il blitz di stimoli, la sua mente cablata per argomenti molto più sottili, come i morti, come il linguaggio del corpo con le sfumature di lentezza del rigor mortis.
Il Gateway Theater ha spazio e tenebre. Il pubblico di stanotte consiste di Simon nell'ultima fila e una coppia di anziani nella prima. A volte c'è una maggiore affluenza. Vengono gli specialisti. La Società dei Film Muti tiene proiezioni regolari di cinema antico, fornendo persino musica di organo dal vivo e un'orchestra occasionale. A volte, lasciano suonare a Simon l'organo a canne.
A Simon è sempre piaciuta la qualità meditativa dei film muti. Questi sogni a occhi aperti fanno ringiovanire la sua mente.
E voi cosa pensate, carissimi? Trovereste questi relitti cinematografici noiosi? Un cimitero non è un luogo eccessivamente eccitante. Non accade quasi nulla lì. Eppure, lo infondiamo con significati ed emozioni, anche se non sappiamo chi sia sepolto lì. Lo visitiamo nel bel mezzo della notte come atto di coraggio. Vandalizziamo, trafughiamo, e facciamo sesso. Raccontiamo storie di fantasmi. Andiamo a caccia di apparizioni. Percorriamo questi calmi luoghi e realizziamo che sono tutti morti, quindi inondiamo un altrimenti noioso paesaggio con brividi e atmosfere, e un ambiente in putrefazione.
Anime di luce e ombra, alte quindici piedi, danzano spettralmente su cellulosa ruotante. Il nostro eroe mangia i popcorn.
Non è un brutto aldilà, per come sono di solito gli aldilà. Eh, Jane?
Stanotte il cinema proietta il film del 1920, Il gabinetto del dottor Caligari.
Simon osserva i sogni che camminano, la recitazione spettrale che gli attori morti devono eseguire per l'eternità. Simon guarda la storia del folle Dottor Caligari e il suo fedele sonnambulo. Caligari esegue il suo spettacolo circense, rivelando l'uomo nella scatola---Cesare, sempre in una trance---che risponde alle domande del pubblico con profezie, prevedendo persino quando dei membri del pubblico moriranno. Oh, il Dottor Caligari però è una creatura perversa, ristretta, persino con il suo cappello a cilindro, e usa il suo schiavo ipnotizzato per uccidere e adempiere a quelle profezie da spettacolo secondario. Simon osserva mentre Cesare cammina dormendo e uccide. Allampanato e pallido, è il cugino di secondo grado di Edward Mani di Forbice, che si aggira furtivamente per le strade e i set creati dagli espressionisti tedeschi: vicoli distorti ed edifici impossibili, linee zigzaganti, porte senza angoli a novanta gradi---un preludio preistorico all'immaginario di Tim Burton. Lo strano sonnambulo però non riesce a uccidere l'ultima vittima datagli dal suo padrone, una ragazza chiamata Jane. Il sonnambulo è incantato dalla sua bellezza. Porta via Jane, con l'ossessione che lo spinge a un inseguimento, una sporgenza, e una lunga caduta...
"Jane," sussurra Simon nel buio cinema impolverato di ricordi, sentendo una fitta di empatia per le ossessioni di un compagno disadattato. Anche Simon è stato tenuto in una scatola, il Laboratorio Autopsie 6, finchè il suo perverso padrone, il Dottore, non ha richiesto che facesse predizioni di morte.
Anche la sua Jane era sparita. Lui conosce lei. Lui perde lei. Il fascino della storia deriva da quanto questa sia all'antica.
Jane, cancellata. Gli assassini sono ancora a piede libero. Il Dottor Reeves è a piede libero. "Cosa farà Simon riguardo tutto questo?" sussurra una Cornacchia.
"Simon-Simon non fa, Simon-Simon medita e basta," dice un'altra.
"Buone," sussurra Simon. "Siete solo un costrutto della mia immaginazione."
"Colpo basso, amico! Colpo basso," dicono le Cornacchie. "Se siamo costrutti, allora cosa sono i tuoi amici, i dormiglioni sulle lastre?"
"Zitte," sibila Simon, una lacrima che striscia giù lungo la sua guancia.
"Non siete nemmeno reali."
Avevano forse ragione però?
I dubbi e le paure, le grasse mosche necrofaghe, ronzano nella testa di Simon e le Cornacchie non fanno nulla. Non sono coinvolte. Simon, senza Acqua Morta e senza Jane, sente gli spasmi e l'astinenza dalla sua dipendenza soprannaturale.
Sullo schermo, il povero sonnambulo cade, morendo per la sua Jane.
Simon si piega in avanti, le braccia avvolte attorno il sedile di fronte a lui, la faccia sepolta tra gli arti. Osserva la coppia di anziani. Devono essere sull'ottantina.
Stanno pomiciando. Non dei graziosi bacetti geriatrici. Stanno limonando---mani tigliose e colli e labbra e lingue tutti che fremono l'uno contro l'altro.
Simon li fissa.
"Bellissimo," dice, piegandosi in avanti. Sono vecchi, avvizziti come cortecce dal tempo, ma non gli importa. Hanno ancora così tanta passione. Sono sempre venuti in questo cinema? Sono venuti quando ancora brillava, da bambini, dividendo le caramelle, guardando i film muti quando erano appena stati pubblicati? Tutte quelle decadi tra allora e adesso, tutti quei cari perduti---forse loro sono i soli rimasti a sapere com'era il partner quando lui o lei erano giovani, nel prima. Tutti quegli anni ed eccoli qui, che si baciano con così tanto trasporto!---pretesto!---avvolti l'uno nell'altra, due antichi e rugosi pachidermi che si accoppiano un'ultima volta prima di marciare verso il cimitero degli elefanti. Due dinosauri oceanici, che nuotano nella miseria per miliardi di anni credendo di essere soli, poi trovandosi nel richiamo luminoso di un faro e abbracciandosi un'ultima volta prima del rilascio dell'estinzione.
Il cipiglio di Simon si inverte con un singhiozzo.
"Vi sbagliate," dice alle Cornacchie. Poi entra dentro se stesso e scuote l'albero fantasma perchè è il suo albero, quelli sono i suoi corvi. "Vi sbagliate! Jane è vera."
Gli occhi dorati di Jane gli hanno donato la pace. Lei ha estratto i pezzi di vetro. Lei gli ha sorriso, stretto la mano, sospirato con il suo respiro, e posato un braccio protettivo attorno a lui quando malvage visioni hanno attaccato. Lei gli ha mostrato la gioia di spassarsela in un parco giochi dopo mezzanotte. Lui l'ha conosciuta intimamente, dentro e fuori, e ha amato ogni dettaglio che ha esumato.
"Ti amo, Jane Doe."
Compulsione e ossessione e passione e mania tutte cadono a posto, incastrandosi con un click risonante. Ogni elemento è sempre stato lì, disconnesso e galleggiante, nascosto, nel goffo e passivo stufato che è Simon, ma il grimaldello che è Jane ha fatto scattare tutti i perni in posizione. Qualcosa si apre dentro Simon, qualcosa fugge---qualcosa dall'Acqua Morta di cui si è fatto per anni.
Simon sorride come un Jack O'Lantern pieno di oppio bruciante. Si alza nel cinema infestato di ombre e si scola il thermos, svuotandolo. E' l'ultimo del suo stock. Il giorno seguente dovrà chiamare il suo contatto e procurarsi altro assenzio. Gli servirà per trovare Jane. Il film diventa verde sullo schermo. Le Cornacchie gracchiano e volano dai loro rami, beccando e mangiando ogni grasso e contorto dubbio e paura ronzante. Il suo albero. Le sue Cornacchie.
C'è così poco su cui basarsi. I registri sono andati. Ci sono altri modi oltre quello. Per quanto cose come i nomi dei colleghi di lavoro gli entrino da un orecchio ed escano dall'altro, le Cornacchie diventano collezioniste quando si tratta di fatti rilucenti.
Un corvo salta su e sussurra nel timpano di Simon, sussurra l'indirizzo della scena del crimine, dove Jane è stata uccisa.
Simon ricompensa il corvide con un dono---uno spettro di celluloide attraverso i suoi occhi. Si arrampica, mettendosi in piedi sul retro dei sedili del cinema, inebriato, ma con un perfetto equilibrio da slapstick.
Fissa lo schermo finchè la membrana argentata esplode e gli spettri fuggono dal loro palcoscenico, si librano in aria, e galleggiano verso Simon. Lui sorride e danza sul retro dei sedili con le ombre fluttuanti, che recitano a loro volta le proprie storie.
Questa non è l'Acqua Morta, ma non lo sono nemmeno le autopsie di animali investiti. Per ora dovrebbe andare.
In mezzo a tutto, le vecchia coppia nella prima fila non nota nulla, abbracciati nelle loro passioni crepuscolari e pesanti, pesanti coccole.
* * * * *
"Soldi?"
Simon dà a Ziv i soldi.
Una fredda e torrenziale pioggia, le atmosfere fornite da ottobre.
"Okay," dice Ziv. "Andiamo a prendere la tua roba."
Come sempre, Ziv sembra molto serio riguardo la transazione, un ragazzino di dieci anni molto serio, che porta uno skateboard, indossando una torcia elettrica montata sulla testa, nella notte.
Ziv scivola con lo skateboard attraverso la fredda pioggia.
Simon lo segue a piedi.

* * * * *

"Questo è un buon tempo!" grida Grandsnaps, nel suo accento slavo. "La pioggia, come questa, è un presagio felice. Se cade così prima di un nuovo tentativo garantisce successo."
"Questo è brutto tempo, vecchio!" grida indietro Baba, sventolando un mestolo per zuppa. "Chiunque lo può vedere. Puoi prenderti la morte con un tempo come questo."
Mi chiedo, Jane, uno può essere contagiato dalla morte di qualcun'altro?
Simon siede silenziosamente, osservando il botta e risposta.
Grandsnaps fa un grande gesto e marcia verso la finestra dell'appartamento. Tutte le sue azioni sono grandi. É un uomo grande. Simon pensa che "torace-barile" suoni bene per lui, ma è insufficiente per Grandsnaps in quanto si riferisce a "barile" al singolare.
I suoi capelli sono grigio-ferro e un po' ispidi, e porta un grande paio di baffi simmetrici come simbolo di ceto sociale. La sua voce è sempre uno scoppio, sempre un urlo. Una tale figura è discorde alla natura sensibile di Simon. Eppure ha sempre trovato l'enorme uomo affascinante.
Grandsnaps spalanca le finestre con entrambe le braccia, con il suo intero corpo; prende un possente respiro; trattiene il copioso ammonto di aria tempestosa nei numerosi barili del suo petto; poi lo lascia andare con un respiro più forte di un urlo di Simon.
"Ah! Buon tempo!" dichiara con un tuono nella voce, in sfida agli dei del cielo---e persino a Baba.
La famiglia di Ziv è composta da immigrati del "Vecchio Paese," sebbene Simon non sappia di quale paese si tratti. Ziv vive con i suoi nonni: Baba e Grandsnaps. Ha conosciuto il ragazzino per caso e ha comprato assenzio da lui per anni. L'assenzio è fornito da uno zio che spesso viaggia avanti e indietro dal "Vecchio Paese."Un assenzio molto potente, le cui bottiglie non hanno etichette. E' tutto quello che Simon beve ormai. Per una qualche ragione, questa qualità ha più effetto delle altre, incendiando la sua testa di fuoco verde. Simon non sa perchè sia così efficace o perchè il liquore gli parli così profondamente.
Quasi tutti gli studi moderni che indicano le fantomatiche proprietà allucinogene dell'assenzio, la lucida follia, sono largamente esagerati.
Tutto quello che Simon sa è che l'assenzio---la qualità che importa lo zio di Ziv, in particolare---gli fa effetto.
Forse ha uno squilibrio chimico, come me. Eh, Jane?
C'è un rituale per l'acquisto.
Simon incontra il ragazzino, sempre sul suo skateboard, viso impassibile, serioso quando conduce lo scambio. Poi arrivano all'appartamento. Grandsnaps ogni volta prende i soldi e fa sedere il suo ospite per una chiaccherata, mentre Ziv carica il suo carrello con l'ordine di Simon. Baba offre ogni volta troppo cibo a Simon, ma lui mangia sempre tutto. Trova che Baba sia una figura intimidatoria---sebbene, conoscendola man mano, ha deciso che, nelle fiabe slave, sarebbe la vecchia signora che aiuta i bambini, non quella che li divora. Forse.
"Ah, l'Acqua Morta!" dice Grandsnaps ad uno scoppio di tuono tempestivo.
E sempre, sempre, Grandsnaps racconta a Simon storie del folklore slavo, mentre aspettano nel salotto.
"Nelle storie c'è l'acqua eroica, l'acqua che cura e fa riprendere l'eroe. Però, Simon, ci sono due tipi di acqua eroica. Due... eh... specie."
Grandsnaps è in piedi di fronte alla finestra aperta, il picchiettare della pioggia e il rombo di tuono che accompagnano il suo racconto.
"C'è l'Acqua Viva: Zhivaya Voda."
Grandsnaps tende la mano destra fuori dalla finestra e scuote il polso, spruzzando la stanza di gocce d'acqua.
"Poi, c'è l'Acqua Morta: Mertvaya Voda."
Grandsnaps ripete il movimento con la mano sinistra, lanciando schizzi d'acqua dentro la stanza.
"L'Acqua Morta, non porta con sè la morte. No. L'Acqua Morta cura il corpo morto, lo aggiusta, lo salda mettendolo a posto e lava via le mutilazioni. Mertvaya Voda però non è l'Acqua Viva. Può riparare il corpo, ma non può riportare in vita i morti. Non può... eh... vivificare."
E' vero, Jane. Tutti i miei pazienti sono morti. Alla fine, posso solo ricucire i loro corpi.
"La pioggia primaverile scioglie la terra, Simon, la purifica, la rende integra dopo la morte dell'inverno. E la seconda pioggia, la vivifica, la porta alla vita, la fa crescere ancora. E' lo stesso con il nostro eroe. E' morto, ma lo annaffiano con l'Acqua Morta che gli salda il corpo. Poi lo annaffiano con l'Acqua Viva e lui rabbrividisce, tossisce, si mette seduto, e dice, "Quanto tempo ho dormito?"
Grandsnaps ride. Un tuono riecheggia.
Simon lascia scivolare la mano nel piatto di spaghetti che Baba gli ha servito. Nella pausa della storia, Simon chiude gli occhi, stringe un pugno di spaghetti. La consistenza viscida gli richiama la sensazione delle sue mani dentro l'incisione a Y di lei.
"Grandsnaps, da dove arriva l'Acqua Morta?" Chiede Simon. Conosce già la risposta. Ha ascoltato la storia tante volte.
Il vecchio uomo sorride.
"Ragazzo curioso! Heh-heh. Esiste, Simon, un grande albero, l'Albero del Mondo. Cresce al centro di tutto ciò che è, era, e sarà. Sulla cima dell'Albero del Mondo c'è l'Uccello del Paradiso e sotto, strisciando tra le radici, giace il Serpente Demone. Da sotto l'albero fluiscono due fonti: Mertvaya Voda e Zhivaya Voda. E vicino alle fonti ci sono tre donne. Sono veggenti. Una vede il presente. Una vede il passato. E un'altra vede il futuro."
La regina di fiori, la regina di picche, la regina di quadri. Eh, Jane?
"Però, Simon, la parte interessante... per trovare l'Acqua Viva---"
"Vecchio!" urla Baba.
"Che c'è, donna? La mia storia."
"Ziv ha finito di caricare il suo carrello."
"Ah. Ziv! Vodka!"
Questa è la parte successiva del rituale: per onorare la transazione. Grandsnaps si strofina impazientemente le mani massicce. Sceglie un cd da una collezione, rimuovendolo dalla custodia come se fosse un'ostia benedetta dal tabernacolo. Lo fa scivolare nel lettore; è davvero fiero del suo impianto stereo. Ziv porta la bottiglia. I bicchieri vengono riempiti. Adesso, e solo adesso, Grandsnaps preme play.
Partono i Queen, attraverso gli altoparlanti, suonando "Bohemian Rhapsody."
Il vecchio uomo chiude gli occhi, trattiene il respiro, assorbendo la canzone in una gioia estatica. Drammaticamente, solleva una mano formando un pugno di fronte alla sua faccia.
"Freddy Mercury, cazzo!" dice Grandsnaps. "Il più grande cantante di tutta la storia! Ascolta, Simon, questa parte---"
"Sempre, parla sempre di Freddy Mercury," dice Baba dalla cucina.
La faccia di Grandsnaps lampeggia di rosso e lui si alza, puntando un dito molto serio verso la cucina. "Donna! Non osare insultare Freddy Mercury!"
Una risatina viene emessa dalla cucina. Grandsnaps torna a sedersi sulla poltrona. Lui e Simon osservano la feroce tempesta attraverso la finestra aperta, percependo le folate di vento e le gocce di pioggia smarrite, ascoltando il resto di "Bohemian Rhapsody" e poi "Killer Queen," mentre finiscono la vodka.
E' tutto parte del rituale.

* * * * *
Tornano marciando nella pioggia pesante---Ziv per primo sul suo skateboard, il raggio della torcia che oscilla dalla sua testa, e Simon che tira un vecchio carrellino Radio Flyer, suonando la sua presenza con i rintocchi delle bottiglie di assenzio e le ruote stridenti.
Squeak-clink-squeak-clink.
La legalità della vendita, acquisto e proprietà dell'assenzio è complicata e muta costantemente. Simon non si è mai preoccupato di tenersi al passo.
Non ha importanza.
Anche se l'assenzio non fosse così prezioso per lui come invece è, potrebbe comunque continuare a comprarlo.
Gli piace troppo questo rituale.

* * * * *
"Pronto?"
"Ciao, tesoro."
"Ciao, Mamma."
"Ascolta, caro, stavo giusto parlando con tuo padre e vorremmo che tu venissi a cena da noi il prossimo venerdì. Puoi portare quella ragazza di cui parlavi."
"Io... non posso..."
"Simon?"
"Se n'è andata."
"Oh, tesoro, mi dispiace. E vi siete appena conosciuti. Che cosa farai?"
"Me la riprenderò."
"Quello è lo spirito, caro. Oh, mi piace sentirti così determinato. Combatti per lei adesso."
"Lo farò, Mamma. Buona notte."

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