venerdì 30 maggio 2014

Stranezza di proporzioni: Capitolo 10



Salve cari lettori! Il caldo si avvicina, ma il sottoscritto e la cara editor Sara non si fermano, ed ecco quindi un nuovo capitolo della traduzione di Strangeness in the Proportions!
Finalmente vediamo Simon dopo la "sbornia" di assenzo eccessiva dello scorso capitolo.
Come al solito vi lascio il link al capitolo precedente che contiene anche i collegamenti a tutti i capitoli usciti sino ad ora:

http://nopipeblog.blogspot.it/2014/05/stranezza-di-proporzioni-capitolo-9.html

In più se foste interessati all'acquisto del libro in lingua originale ecco il link:

http://www.drivethrufiction.com/product/96994/Strangeness-in-the-Proportion

Spero da adesso in poi di avere il tempo per ottenere una doppia pubblicazione mensile, vi lascio al capitolo!





Capitolo 10

URLOOOOOOOOOOOOOreazioneeeeeeeSSSSSSSSSSSSIBILOsssssssssstatico. ASSISTERE---Avvio segnale---inizio sintassi REM---ASSISTERE---attraverso canali sanguigni e pulsazioni del timpano---ASSISTERE---fuoriuscita---inizio segnale nascita---dilatazione buco nero, l'utero stella-morta, vulva evento-orizzonte, insaziabili, fauci vaginali risucchia-luce---Iniziare nascita---grida a multi-frequenze spezzano il vuoto---artigli segnale-satellite stracciano placenta d'ebano, ali invisibili strappano carne intessuta di dati, scalciano libere dalla gravità amniotica---strisciano, zoppicano, volano---ali particellari fiammeggiano su venti solari in un vuoto urlante---i serafini singhiozzano alla perdizione dei messaggi promozionali---ORDINA ADESSO!---fine pupa---TAGLIA-MEGA PER SOLI 49$!---Iniziare segnale---Iniziare cadenza sparagmos---ASSISTERE---

* * * * *

"Jane?"
La soffice carezza di bianche mani e unghie sangue-di-zucca.
Le sue labbra fatate si separano, pronte a parlare.
"No!"
Simon però non riesce a fermarsi.
Ogni mattino noi uccidiamo i nostri cari.
La decapita con la flessione delle palpebre.
Ogni mattino.
Senza mai piangerla.

* * * * *

"Jane?"
Nulla risponde, eccetto il tumulto nel suo stomaco e l'apocalisse nella sua testa.
Simon si lamenta.
Cerca di afferrare lo spettro di Jane e i segreti nel segnale statico, ma questi evaporano. Nessuno di loro può sopravvivere a lungo nella luce del sole e nell'ossigeno-veleno della razionalità. Li ricorda troppo duramente, ed essi si sgretolano.
Elettricità statica. Elettricità statica sibilante. La televisione è accesa. Simon è sul suo divano. Voci. Ma non nello statico. Suona come il Dottor Reeves... sta uscendo dalla segreteria. Simon cerca di mettere insieme le parole, qualcosa riguardo all'essere terminato. Qualcosa riguardo al ringraziarlo per tutto il suo duro lavoro. Qualcosa riguardo una "condotta discutibile" e "abuso di sostanze" e "se ci sono dei rancori, Simon, per piacere ricorda la chiaccherata che abbiamo avuto addietro. Ricorda su chi ricadrebbe la colpa. Ricorda a chi la gente crederà. Ti auguro un'ottima giornata."
Il respiro di Simon si intensifica quasi in un affanno. Ha dei problemi nell'esprimere rabbia ed emozioni aggressive. Reeves gli stava portando via tutto: l'occupazione di Simon, i suoi amici, l'Acqua Morta. La tua vita, la tua dose di eroina, e tutti i tuoi compagni da---Evviva---andati. Simon salta in piedi, riesce a raggiungere il bagno, giusto in tempo per vomitare verde, sacchi di verde, incredibilmente verde.
Guardando lo specchio, Simon capisce che ha perso la vista nell'occhio sinistro. Avvelenamento da assenzio. Sarà permanente?
Troppo, troppo in fretta. Eh, Jane?
Sente l'odiato suono della sua stessa voce registrata sulla segreteria telefonica: "Soggetto: Simon Meeks. Per favore lasciate un messaggio. Grazie."
Beep.
"Ciao, tesoro. Sono io. Tuo padre ed io siamo un po' preoccupati per te."
Le brutte notizie viaggiavano veloci, apparentemente.
"Abbiamo sentito Richard e lui dice che ti hanno dovuto lasciar andare via. Qualcosa riguardo una condotta inconsistente."
Avevano sempre chiamato Richard il Dottor Reeves. Era un "amico di famiglia," uno dei migliori clienti di suo padre.
"E' tutto a posto, Simon? Io---noi---noi volevamo solo... Io... Io so... Glielo chiederò. Gli chiederò---"
Simon sente suo padre che borbotta in sottofondo.
"---d'accordo. Caro, tuo padre ed io siamo preoccupati che tu possa fare uso di un qualche tipo di droga." Il signor Meeks borbotta qualcosa sottovoce. "Shhhh. Tesoro, ti vogliamo ancora bene, e puoi venire a parlarci di qualunque cosa ti passi per la testa. Tuo padre crede persino che questa possa essere una buona cosa, farti uscire da quell'obitorio. Puoi tornare alla chirurgia estetica, avere a che fare con delle brave persone, persone vive. Però... tesoro... tuo padre dice che devi entrare in un buon programma di recupero da droghe. Ti vogliamo bene e siamo qui per te, Simon. Ti prego richiamaci."
Beep.
Pensieri di teste mozzate che siedono tutte nitidamente in riga, dentro teglie per arrosto, sulla lavanda rilassante delle tovaglie di plastica. Il mal di testa è biblico. Simon mette gli occhiali, l'occhio sinistro ancora inutile. Quanto assenzio ha bevuto? Come ha fatto a tornare a casa? Frammenti di ricordi, di cadere sul suo divano, e attraverso la nebbia verde poter vedere tutte le sue cellule---pulsanti, pensanti, che si moltiplicano, seguendo prerogative primordiali.
Simon apre le tende. La luce del sole sbatte nella sua testa attraverso l'occhio buono, lacerando il suo teschio lungo le linee di giuntura. Cade sul pavimento, vomitando oscenità di acido-da-batteria.

* * * * *

"E' ridicolo."
Le lacrime arrivano comunque. Arrivano sempre. Ogni volta, come se fosse la prima volta, come se fosse una sorpresa. "Mi dispiace," dice Simon all'ultimo pesce rosso morto. Il pesce lo fissa soltanto, a testa in giù, e non offre opinioni, osservazioni, o filosofie. Simon avrebbe iniziato il normale rito dello scarico e lutto, ma un bisturi infilato nel muro cattura il suo occhio, diciamo, quello che funziona.
E un altro bisturi.
E un altro ancora.
Ogni stanza ha un bisturi---uno dei suoi---infilato nel muro.
E ogni stanza ha parole e frasi graffiate in quei muri come scarabocchi chirurgici.
Scritte sui muri. Eh, Jane?
"Chi?" chiede, ma Simon conosce la risposta. Gira ogni stanza, ognuna con le proprie piante morte e putride, vittime dei suoi illimitabili pollici neri. Ogni stanza con un bisturi e scritte.
Il segnale statico, Jane. Io ero il loro sonnambulo. Io ero il loro scrivano-del-sonno.
Jane Doe, scritto in tagli amorevoli, correva su e giù per i muri di ogni camera. C'erano però altre frasi e parole graffiate nei muri, sillabe che accendevano fievoli barlumi di ricordi nella testa di Simon. Ricordi dell'elettricità statica demoniaca e del terribile sorriso.
Simon cammina nel bagno. Graffiato nello specchio c'è:

La Giovane
La Madre
La Vecchia

Simon cammina dentro la sua cucina. Lettere graffiate nel muro recano:

L'Uomo Impiccatore
L'Uomo Sorridente
L'Uomo Domandante
L'Uomo Piangente


Simon arriva nel suo soggiorno. Oltre il cimitero che è la boccia da pesce rosso, delle lettere scritte a bisturi recano:

Sparagmos
Il Fiume di Scabbie
Cerca Rifugio!
Ossidiana

Ci sono frasi che Simon non può catalogare così facilmente. Ci sono segni che appaiono a Simon come equazioni. Non capisce i loro simboli o significati, ma sembrano avere sintassi. Non sembrano casuali.
Simon vaga in tondo per la sua casa, leggendo le scritte sui muri. Le sue mani giocano con un mazzo di carte per calmare il suo cervello, per controllare le schegge di vetro. Mischia e taglia---fa apparire e scomparire carte---manipola carte attraverso il mazzo---tutto mentre legge le scritte. Con le parole arrivano gli echi del segnale statico.
Simon conosce i quattro uomini. Mentre li legge a voce alta li nomina ed estrae la carta che sente appropriata.
"L'Uomo Impiccatore." Hector, jack di quadri.
"L'Uomo Sorridente." Joe, jack di fiori.
"L'Uomo Domandante." Gabe, jack di picche.
"L'Uomo Piangente." Alex, jack di cuori.
Simon cicla attraverso i jack e può quasi ricordare qualcosa dall'elettricità statica. Simon accende la TV, alza il volume, ascolta la tempesta di neve. Qualcosa riguardo una "necropoli di infanti"... L'Uomo Domandante e l'Uomo Piangente... trasformeranno le loro pance in una necropoli di infanti. Gabe e Alex. Picca e cuore. I jack con un occhio solo. Loro---
Poi i frammenti sono andati. Simon li ricorda troppo duramente e loro si sgretolano in neve statica.
Chi sono le tre donne?
Dovevo incontrare le tre donne, Jane, per trovarti.
Simon mischia il mazzo, estraendo una carta per ognuna.
"La Giovane." Regina di fiori.
"La Madre." Regina di quadri.
"La Vecchia." Regina di picche.
Questo lasciava Jane come regina di cuori?
Simon mischia il mazzo, manipolandolo ed inseguendo i jack e le regine.

* * * * *

Simon passeggia finchè non riesce più a passeggiare. Finchè non riesce più a sbirciare fuori dalla finestra, cercando le cose che lo stanno perseguitando e che gli bisbigliano. Finchè non riesce più a stare nello stesso edificio con la cosa sotto il suo letto, avvolta in stracci unti.
Il martello, Jane. Una volta ho avuto un sospettato serial killer sul mio tavolo. Emanava la stessa sensazione, all'interno.
Simon indossa il suo completo nero del negozio di seconda mano, una cravatta nera, appunta una rosa essiccata ad un risvolto lacero, e afferra il suo cappello.
E' tempo di cercare rifugio.

* * * * *

Strane carte in questa partita. Eh, Jane?
"Cerco rifugio," dice Simon perchè suona come la cosa giusta da dire.
Disse il corvo, "Mai più!"
A dire il vero, non è proprio un corvo normale. E' un corvus albus, corvo bianco e nero africano, le sue piume d'ebano interrotte da una macchia di bianco sul petto. Sembra più una cornacchia che un corvo.
Jolly Roger racconta a Simon dei corvi bianchi e neri. Jolly Roger parla con una voce affascinantemente rancida, come la fisarmonica di uno zingaro. A Simon era stato detto di cercare Jolly Roger.
Le ombre, i sogni, e le persone tragicamente dipinte fremono sulla pista da ballo.
"E' contro la legge possedere dei corvidi indigeni," dice Jolly Roger. "Oh, puoi sparare a quanti ne vuoi. Ucciderli a centinaia. Ma gli dei ti proibiscono di tenerne uno come animale da compagnia. E' folle o no?"
Jolly Roger parla a Simon, da dietro il bancone, ma i suoi occhi raramente lasciano la pista da ballo.
"I corvidi esotici, d'altra parte, sono a posto. Uccelli magnifici! Grandi parlatori. Più intelligenti della gran parte dei primati. Hanno anche un dispettoso senso dell'umorismo," dice Jolly Roger con un ghigno. Metà dei suoi denti sono d'oro. L'altra metà di platino.
Le ombre, i sogni, e le persone tragicamente dipinte fremono sulla pista da ballo.
"Il nome di questo è Byron."
"Mai più!" urla l'uccello.
"Perchè non lo hai chiamato Poe?" chiede Simon.
"Perchè gli piaceva Byron," dice Jolly Roger, gli occhi sulla pista da ballo.
"Gigantesca la morte guarda in basso!" dice Byron con una voce dal registro notevolmente profondo per un uccello, stranamente umano e stridulo. La voce ombra-gemella di Jolly Roger.
"Mai più!"
Byron si mette in mostra a Simon, sobbalzando la testa, increspando le penne sul suo collo e becco, mostrando quanto sia grande la sua apertura alare. Si mette in mostra con frammenti dei versi di Poe che gli devono essere stati letti.
Con Byron appollaiato sulla spalla e i suoi stivali neri, maglia nera da campagnolo, bandana viola, lunghi tratti di capelli unti---alcuni tratti ornati con piccoli teschi--- e gioielli d'argento, Jolly Roger assomiglia in modo alquanto audace a un pirata-gotico. Uno strano amalgama tra il Capitano Morgan e Marilyn Manson.
A Simon era stato raccontato che Jolly Roger sapeva come trovare il Santuario di Ossidiana e che poteva essere trovato a Carfax Abbey, un nightclub gotico vicino all'area chiamata Clark e Belmont.
Jolly Roger indica la sua barba ornata e ricambia Simon con un cenno. Uno di quegli occhi maliziosi è di vetro, una faccina sorridente che fa l'occhiolino, gialla e fosforescente sotto le luci nere. Il pirata-gotico ammicca a Simon con l'occhio buono, mentre il suo occhio di vetro sbatte le palpebre---un ammiccamento disgiunto, stereo---il tipo di vista che potrebbe stimolare l'epilessia nell'infermo.
Una pallida cicatrice attraversa l'occhio mancante. Simon però non ha ancora assimilato tanto assenzio---giusto abbastanza per ammorbidire i bordi delle cose---così non ha potuto leggere la cicatrice. C'era una storia lì, curva e nefasta.
"Mi piace il cappello, amico." Jolly Roger sfoggia un sorriso oro-platinato. "Ora, hai detto qualcosa riguardo ad avere bisogno di rifugio. Il tuo lumino notturno si è fulminato? Hai visto qualcosa?"
"Si. Io... si."
"Huh," dice Jolly Roger, tornando a guardare la pista da ballo.
"Si torce!---si torce!" annuncia Byron, "Con angosce mortali
e mimi diventano il suo pasto. E i serafini singhiozzano vedendo i denti del verme masticare grumi di sangue umano."
"Sto cercando il Santuario di Ossidiana," dice Simon, aspettandosi che la musica in qualche modo improvvisamente si fermi, con il suono di un ago che raschia il vinile e taglia l'aria mentre ogni paio di occhi nel club si gira e lo guarda in modo truce.
Questo non accade.
"Allora il mio cuore divenne di cenere e triste," dice Byron.
"Molto probabile, scudiero," dice Jolly Roger.
"Come le foglie che erano crespe e secche---" continua Byron.
"Non è un così gran segreto," dice Jolly Roger.
"Come le foglie che erano avvizzite e secche," conclude Byron.
Jolly Roger passa a Simon un volantino.
"Vai semplicemente al negozio di tatuaggi dall'altra parte della strada e chiedi di Nyx. Ti aiuterà," dice il macabro bucaniere. "Lei aiuta ad organizzare il Santuario. Non puoi perdertela. Un vero personaggio. A dire il vero---" Jolly Roger si sporge in avanti e il mondo di Simon è eclissato da denti oro-platino "---dicono che sia la figlia di un incubo. Sai, un demone del sesso."
Tutte le strane carte nella mia partita, tutte con strane mitologie. Eh, Jane?
"Per caso," dice Jolly Roger. "Cosa ha originato il tuo problema?"
"Una donna," risponde Simon.
"Figuriamoci. Qual è il suo nome?"
"Jane Doe."
"Heh, heh, heh. Giusto. Tieni per te i tuoi misteri allora, scudiero."
"E molto la Follia, e ancora più il Peccato e l'Orrore sono l'anima dell'intreccio," offre Byron.
"Un'altra cosa," dice il pirata-gotico, "Io---"
"Gigantesca la morte guarda in basso!" interrompe Byron.
Jolly Roger passa di nuovo ad osservare la pista da ballo, ancora con il suo storto sorriso, ma il suo occhio buono è serio. Simon lo osserva mentre egli osserva. Osserva i danzatori sulla pista allo stesso modo in cui un bagnino osserva i bambini nell'oceano.
Simon si gira per andarsene, ma Byron salta giù dal suo posatoio sul bancone vicino Simon.
"Non esiste bellezza squisita," dice l'uccello, poi fermandosi come se dimenticasse il resto, "senza una qualche stranezza di proporzioni."
"Grazie, Byron," dice Simon, placidamente. Raccoglie in modo assente una piuma nera dal bancone prima di girarsi e lasciare Carfax Abbey.

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